Mentre migliaia di studenti italiani tornano oggi dietro i banchi di scuola, il pensiero vola irrimediabilmente alle scuole afghane. Nessuna allegra campanella, né abbracci tra compagni di banco. I corridoi sono semideserti e le alunne si aggirano silenziose: c’è un clima sospeso, quasi surreale. Da quando i talebani hanno preso il potere, il diritto all’istruzione di migliaia di giovani afghani è gravemente in pericolo. Specialmente, quello delle donne. Lo sa bene Malala Yousafzai, attivista pakistana, classe 1997, la più giovane ad aver mai ricevuto un Premio Nobel per la Pace.
Originaria della città di Mingora, nella valle dello Swat, Malala Yousafzai si trova sin da bambina a fare i conti con il repressivo dominio dei talebani. All’età di soli tredici anni, la voce di Malala si alza a difesa del diritto all’istruzione e inizia a scrivere per un blog segreto della BBC. Ma il coraggio e l’intraprendenza di questa giovane pakistana spaventano i talebani. È il 9 ottobre 2021, quando Malala viene colpita in pieno volto da tre proiettili, mentre è seduta sul vecchio scuolabus che la riporta a casa ogni giorni. A colpirla sono stati i talebani e Malala è in fin di vita. La sua colpa? Aver gridato al mondo il suo desiderio di leggere e studiare.
Ma la giovane attivista sopravvive e la sua guarigione rappresenta l’inizio di un viaggio straordinario, che la conduce dalla remota valle dello Swat fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Ed è qui che, il 12 luglio 2013, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, tiene il suo discorso più celebre, una difesa strenua e appassionata del diritto all’istruzione. Oggi più che mai, viva e meritevole di ascolto.
“Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. E i miei sogni sono gli stessi.”
“Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei”.
“Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere. Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio “La penna è più potente della spada” dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa”.
“Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo che uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società. Ricordo che c’era un ragazzo della nostra scuola a cui un giornalista chiese: “Perché i talebani sono contro l’educazione dei ragazzi?”. Lui rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e disse: “I talebani non sanno che cosa c’è scritto in questo libro“.
“Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino. Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione”.
“E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l’arma della conoscenza e di farci scudo con l’unità e la solidarietà. Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, perché sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa. Grazie”.
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