Il 2021 è giunto al termine. Trecentosessantacinque giorni che, a modo loro, ci ricorderemo a lungo, non solo per la pandemia. Ma i dodici mesi appena conclusi sono stati anche ricchi di scoperte e di innovazioni, soprattutto linguistiche. Nell’anno appena concluso abbiamo infatti imparato a conoscere per la prima volta molte parole, alcune più difficili e impronunciabili di altre.
Spesso, infatti, sarà capitato di interrogarsi sul significato di alcuni termini letti di sfuggita sul web o sentiti in televisione. Fra questi, la redazione di Newsby ne ha selezionati per voi cinque che forse più di tutti hanno caratterizzato l’anno appena concluso. Vediamo quali sono le 5 parole del 2021 secondo la nostra redazione.
Il termine inglese “booster” è un sinonimo dell’italiano “richiamo”. Questa parola fa riferimento al campo dei vaccini, in particolare di quelli contro il Covid-19, per i quali è appunto necessaria una dose di richiamo (la terza dose). Per l’Accademia della Crusca, il ricorso a questo anglismo è del tutto superfluo, in quanto la lingua italiana già dispone di un lemma adatto.
Il booster (o richiamo) non va però confuso con “dose addizionale”. Essa si riferisce a una dose aggiuntiva di vaccino a completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. Infatti, se la dose booster va somministrata dopo almeno sei mesi, la dose addizionale entra in gioco ad almeno 28 giorni dall’ultima dose.
Il termine “metaverso” descrive mondi digitali in cui più persone possono interagire all’interno di un ambiente 3D. Questo concetto è nato per la prima volta con il romanzo di fantascienza del 1992 ‘Snow Crash’ e da allora si riferisce a una serie di esperienze virtuali che hanno guadagnato popolarità soprattutto durante la pandemia. Come, ad esempio, i videogiochi, ma anche riunioni ed eventi online.
Nell’autunno del 2021 il termine ha acquisito nuova importanza e preoccupazione per le sue potenziali implicazioni etiche e sociali. Soprattutto dopo che Mark Zuckerberg, fondatore e Ceo di Facebook, ha annunciato che in cinque anni la piattaforma social si sarebbe trasformata in una“società del metaverse”. L’azienda di Zuckerberg, oggi, si chiama infatti Meta.
Tra le 5 parole del 2021 troviamo poi “NFT”, acronimo inglese di “non fungible token” (token non fungibile). Si tratta di un tipo speciale di “gettone” crittografico che rappresenta il certificato di autenticità e l’atto di proprietà (scritto su una blockchain) di un bene, che può essere sia digitale che fisico. Gli NFT rappresentano però beni unici e pertanto non sono intercambiabili fra loro.
La sua idea di base è dunque opposta a quella delle criptovalute, che per loro natura sono invece fungibili. Il mercato dei token non fungibili sta vivendo una forte crescita, con una netta accelerata a partire dall’anno appena concluso. Si stima infatti che il giro economico attorno agli NFT abbia già toccato quota 20 miliardi di euro.
Lo schwa, rappresentato graficamente da una “e” capovolta (ə), è un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale, l’AFI. Si pone nel mezzo del quadrilatero delle vocali e si pronuncia con un suono indistinto. Si tratta dello stesso suono che emettiamo quando non sappiamo cosa rispondere ed è presente in molti dialetti nostrani, specialmente del Sud Italia.
Questo simbolo deriva però dal tedesco, che a sua volta lo eredita dall’ebraico, e vuol dire “nulla”, “niente” o “zero”. Insieme a simboli come l’asterisco, la chiocciola, l’apostrofo o alle lettere “u” e “y”, lo schwa è usato in molti contesti Lgbtq per rivolgersi a una moltitudine mista, senza escludere le persone non binarie, ovvero le identità di genere che non si riconoscono nei generi maschile e femminile.
L’ultima delle 5 parole del 2021 secondo la redazione di Newsby è Spid, acronimo di Sistema pubblico di identità digitale. Dal 1° ottobre, in Italia è diventato essenziale per accedere ai servizi online della Pubblica amministrazione e di alcuni privati aderenti. Lo Spid è un’identità digitale composta da un coppia di credenziali strettamente personali – username e password – e si può utilizzare da ogni dispositivo.
Per ottenere lo Spid servono: un documento di riconoscimento italiano (carta di identità, passaporto o patente) in corso di validità; la tessera sanitaria o il tesserino del codice fiscale (oppure i rispettivi certificati di attribuzione); un indirizzo e-mail e un numero di cellulare ad uso personale. In alcuni casi l’attivazione con un provider potrebbe non essere gratuita, ma una volta ottenuto non è richiesto alcun costo o canone.
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