C’è il rito ambrosiano per Milano e provincia, oppure quello valido per tutte le regioni. Ciascuna con le proprie tradizioni e i propri giorni di festa. Il Carnevale appare caotico non solo nella sua celebrazione, ma anche nei momenti in cui scendere in piazza e aspettarsi di tutto. Maschere e carri allegorici, stelle filanti e scherzi di ogni sorta, ma anche dolci e tradizioni antiche, addirittura pagane. Carnevale è tutto questo e risale a tempi antichi.
L’etimologia del termine non è certa ufficialmente. Secondo l’interpretazione più accreditata, Carnevale deriverebbe dal latino: “carnem levare”, cioè “eliminare la carne”, perché indicava il banchetto che si tneva il martedì grasso. Si trattava della festa che conclude i sette “giorni grassi”, prima del periodo di astinenza e digiuno imposto dalla Quaresima.
Un’alternativa è stata ipotizzata da una serie di espressioni di riferimento: carne levamen (stesso significato di carnem levare), carnualia (“giochi campagnoli”) o ancora carrus navalis (“nave su ruote”, come appunto il carro carnevalesco oggi noto). Si risale al paganesimo addirittura con currus navalis, cioè “corteo navale”: era un’usanza sopravvissuta occasionalmente fino al XVIII secolo. In ogni caso, le prime testimonianze del vocabolo “Carnevale” derivano dai testi del giullare Matazone da Caligano a fine XIII secolo e dal novelliere Giovanni Sercambi intorno al 1400.
Si risale alle feste dionisiache greche o ai saturnali romani per avere un’origine del Carnevale. In questi casi si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, per lasciare posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e alla dissolutezza. Il caos sostituisce l’ordine (Dioniso), ma una volta esaurito il periodo di festa quell’ordine riemergeva fino all’anno seguente. Si prendeva così in considerazione il ciclo dell’anno solare.
In epoca romana, per la festa in onore della dea egizia Iside, si palesavano gruppi mascherati in strada. Tra i romani, inoltre, la fine del vecchio anno era rappresentato da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione e colpito con bacchette. Durante le antesterie (feste dionisiache) passava inoltre il carro che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale. Il Carnevale è così inquadrato in un circolo tra cielo, terra, mito e inferi: una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il proprio destino. Alle soglie della primavera, segna un passaggio aperto tra il regno dei morti e quello dei vivi, in concomitanza con l’energia della nuova stagione dopo il freddo inverno.
In epoca contemporanea, l’inizio del Carnevale è tradizionalmente fissato il giorno successivo alla domenica del Battesimo di Gesù. Finisce il martedì che precede il mercoledì delle ceneri, che segna l’inizio della Quaresima. Il momento culminante si ha dal giovedì al martedì grassi. In anni non bisestili, martedì grasso cade tra il 3 febbraio e il 9 marzo.
Diverso il caso del rito ambrosiano. Qui il Carnevale finisce con la prima domenica di quaresima e l’ultimo giorno è il sabato, cioè quattro giorni dopo rispetto al martedì in cui termina per il rito romano. La tradizione nasce secondo il racconto in cui sant’Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio, annunciò il proprio ritorno per carnevale. Il popolo lo aspettò, posticipando il rito delle Ceneri e la festività fino al suo arrivo.
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