Dalla battaglia delle arance ai costumi ancestrali sardi, il carnevale è senza dubbio la festa che più di ogni altra porta in scena tradizioni insolite e spettacolari. Ancora oggi durante questa festività, che affonda le sue radici tra riti pagani e greco-romani, maschere colorate e sfilate in costume si mescolano a figure e riti di origine arcaica e spesso sconosciuta.
Il carnevale di Ivrea è tra i più antichi d’Italia: il primo verbale risale al 1808. La celebre Battaglia delle Arance rievoca una rivolta popolare con cui nel Seicento venne scacciato un barone, il Marchese di Monferrato, che affamava la città. Il popolo è rappresentato da squadre a piedi che combattono, sprovvisti di qualsiasi protezione, tirando arance contro i soldati, muniti di protezioni e maschere di cuoio, su carri trainati da cavalli. Quest’anno la manifestazione, che prevede una serie di spettacoli ed eventi ogni giorno, si tiene dal 16 al 21 febbraio.
Il carnevale di Colonia, in Germania, è antico quanto la città stessa ma viene celebrato nella maniera in cui lo conosciamo oggi da circa 190 anni. E’ noto anche come la “quinta stagione”. Dal 16 al 23 febbraio, la città si riempie di sfilate e parate coloratissime. Il momento clou si ha il “lunedì delle rose”, con la processione del “dreigestirn” (“triumvirato”), ovvero le tre figure chiave del carnevale: principe, fanciulla e contadino. Segna la fine delle feste il rogo del Nubbel, uno spaventapasseri che simboleggia l’espiazione dei peccati commessi durante il periodo festivo.
Il carnevale di Mamoiada, in provincia di Nuoro, è uno degli eventi più celebri del folclore sardo. Le maschere tradizionali di questo carnevale sono i Mamuthones e gli Issohadores. I primi, vestiti di pelli ovine, indossano una maschera nera di legno dall’espressione sofferente o impassibile; sulla schiena portano “sa carriga“, campanacci dal peso di circa 30 chili, legati con cinghie di cuoio, mentre al collo portano delle campanelle più piccole. Gli Issohadores indossano una camicia di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi, uno scialle, a tracolla portano sonagli e una corda usata per acchiappare letteralmente chi assiste alla sfilata. La prima apparizione di queste maschere è il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate che segna il rinnovarsi del ciclo solare a metà dell’inverno. Il suono dei campanacci servirebbe a scacciare via gli spiriti maligni.
Nella valle del Gran San Bernardo, detta anche “Coumba Freida” per via del clima gelido, gli abitanti organizzano il carnevale più curioso della Valle d’Aosta. I costumi tipici di questo spettacolo, le landzette, rievocano il passaggio dei soldati al seguito di Napoleone nel maggio del 1800. Questi abiti, confezionati a mano, sono adorni di perline, paillette e specchietti che riflettono la luce e allontanano le forze maligne.
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