Ricorrono oggi i 90 anni dalla nascita di Umberto Eco, scomparso a Milano il 19 febbraio 2016.
Filosofo, semiologo, giornalista, scrittore, saggista di fama mondiale, Eco è stata una delle personalità culturali più multiformi d’Italia. Professionalmente sfuggiva ad ogni definizione, eppure le occupava tutte, allo stesso tempo. Grazie alla sua capacità poliedrica di unire un’intensa produzione accademica all’impegno come romanziere, ha superato la fama già ottenuta nelle università di tutto il mondo. Riuscendo così a raggiungere anche il grande pubblico e abbattere le barriere tra due mondi, troppo spesso inconciliabili.
Nella sua vita ha raccontato se stesso e le sue passioni attraverso una fervida attività culturale e capolavori come il romanzo-bestseller “Il nome della rosa”.
Critico, saggista, scrittore e semiologo di fama internazionale, Umberto Eco è nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932. Nel 1954 si è laureato, all’età di 22 anni, all’Università di Torino, con una tesi sul pensiero estetico di Tommaso d’Aquino.
In Rai ad appena ventidue anni, Umberto Eco tocca con mano quella che negli anni a venire diventerà uno dei suoi oggetti di analisi prediletti: la cultura di massa.
Dopo aver lavorato come editore dei programmi culturali della Rai, negli anni Sessanta ha insegnato prima, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Milano, poi, presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze ed infine presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
Dal 1959 al 1975 ha lavorato, presso la casa editrice Bompiani, come senior editor. Nel 1975 viene nominato professore di Semiotica all’Università di Bologna. Negli anni 1976-’77 e 1980-’83 ha diretto l’Istituto di Discipline della Comunicazione e dello Spettacolo, presso l’Università di Bologna.
È stato insignito di molti titoli onorifici da parte delle università di tutto il mondo, presso le quali ha tenuto diversi corsi. Ha collaborato con l’Unesco, con la Triennale di Milano, con l’Expo 1967 – Montreal, e con la Fondation Européenne de la Culture, e con molte altre organizzazioni, accademie, e testate editoriali nazionali e internazionali.
Numerose inoltre sono le sue collaborazioni, con quotidiani e periodici, da “La Stampa” a “Il corriere della Sera” a “La repubblica” fino a l’Espresso. Ha svolto indagini in molteplici direzioni: sulla storia dell’estetica, sulle poetiche d’avanguardia, sulle comunicazioni di massa, sulla cultura di consumo. Spaziando dall’estetica medievale alla semiotica ai vari codici di comunicazione artistica, la sua produzione saggistica è quanto di più vario e vasto si possa immaginare.
La produzione letteraria di Umberto Eco è immensa, spaziando dal romanzo alla semiotica, dalla comunicazione di massa all’estetica. Ogni opera della sua bibliografia meriterebbe di essere letta, per capire appieno l’ingegno e la sconfinata cultura del grande maestro.
Non potendo elencarli tutti, ecco alcuni dei libri più belli e più conosciuti di Umberto Eco.
Certamente il libro più conosciuto e letto di Umberto Eco, nonché il suo primo romanzo. Uscito nel 1980 fu un caso editoriale clamoroso, le cui vendite hanno superato le 50 milioni di copie. Il successo del romanzo, vincitore del premio Strega, è sicuramente da imputarsi alla sua sapiente struttura, che riesce a sovrapporre più piani interpretativi – dal thriller, alla teoria sul riso, al simbolismo religioso e letterario – che permette a diverse categorie di lettori di potervisi immergere in modo soddisfacente.
Ambizioso e controverso, il Pendolo di Foucault è uno dei più sofisticati e insieme radicali libri dell’autore piemontese. Complesso quanto ammiccante per la struttura narrativa e la trama di riferimenti, fornisce moltissimi livelli di interpretazione. Non fa sconti al lettore e pratica una dura selezione, a partire dalla struttura “cabalistica”, modellata sull’albero delle sefirot.
In questo testo, estremamente profetico e illuminante, Eco analizza il tema della cultura di massa e dei mezzi di comunicazione di massa.
La dicotomia di “apocalittici e integrati” sottolinea polemicamente la specularità tra due atteggiamenti nei confronti della cultura di massa apparentemente antitetici ma in realtà complementari. Diversi decenni prima dell’avvento di internet e dei social network, Eco profetizzò la nascita dell’Homo videns, ipnotizzato dalla televisione e dal computer e incapace di riflettere.
Un cinico falsario si aggira per l’Europa dell’Ottocento architettando intrighi che hanno realmente influito sul corso della storia. Umberto Eco dipinge un Ottocento fitto di rivolte, congiure, insurrezioni, sollevazioni, e attorno a questo personaggio ci racconta la nascita delle nazioni, riversando una luce conturbante sui nostri tempi.
Nella zona del basso Piemonte dove, anni dopo, sorgerà Alessandria, Baudolino, un piccolo contadino fantasioso e bugiardo, conquista Federico Barbarossa e ne diventa figlio adottivo. Baudolino affabula e inventa ma, quasi per miracolo, tutto quello che immagina, produce Storia. Avventura picaresca e romanzo storico in cui emergono i problemi dell’Italia contemporanea, racconto fantastico e teatro di invenzioni linguistiche esilaranti, questo libro celebra la forza del mito e dell’utopia.
Questo volume rappresenta una delle pietre miliari del percorso filosofico di Umberto Eco nonché della riflessione semiotica internazionale. Con questa opera Eco torna alla filosofia per confrontarsi soprattutto con l’ontologia e le scienze cognitive in materia di percezione, realismo, iconismo. Confrontandosi con i nodi fondamentali della filosofia di ogni tempo, da Aristotele a Heidegger, Eco discute i problemi dell’essere, della verità, del falso, e della realtà.
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