Zona rossa Alzano e Nembro,
Conte sentito dai pm di Bergamo

È durata circa tre ore l’audizione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che è stato ascoltato dalla pm Maria Cristina Rota sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, nel bergamasco. Il capo della procura di Bergamo è entrata a Palazzo Chigi pochi minuti prima delle dieci della mattina di venerdì 12 giugno, accompagnata da tre sostituti: Paolo Mandurino, Silvia Marchina e Fabrizio Gaverini. Per gli inquirenti lombardi, infatti, il capo del Governo è persona informata sui fatti (e quindi semplice testimone) nell’inchiesta. Dopo Conte, è toccato al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, essere sentita per poco più di un’ora dalla pm Rota; dopo di che è stato il turno del titolare del dicastero della Salute, Roberto Speranza. Entrambi sono arrivati attorno alle 12.45 a Palazzo Chigi.

Conte e la zona rossa: “Ho agito in scienza e coscienza”

Quando alcuni cronisti nelle ore scorse hanno chiesto a Giuseppe Conte, fuori da Palazzo Chigi, se per caso temesse di uscire da indagato dall’incontro con i pm, il presidente del Consiglio ha risposto: “Non lo temo affatto. Sono assolutamente disponibile per informare doverosamente il pm su tutte le circostanze di mia conoscenza”. Ai giornalisti che gli chiedevano se, nel caso avesse potuto tornare indietro nel tempo, avrebbe ordinato la zona rossa per Alzano e Nembro, i comuni diventati simbolo dell’epidemia, Conte ha prontamente replicato: “No, perché ho agito in scienza e coscienza”. Le audizioni di Conte, Lamorgese e Speranza serviranno per ricostruire i giorni d’indecisione all’inizio di marzo. C’erano i morti che continuavamo ad aumentare e c’era l’ospedale di Bergamo già sotto pressione. Eppure l’ordinanza di isolare l’area tra Nembro e Alzano nella Bergamasca, come era avvenuto invece per i comuni del Lodigiano, non è mai arrivata, nonostante i militari dell’esercito fossero pronti a bloccare le vie di accesso ai due centri. La mancata istituzione della zona rossa è stato oggetto di forti polemiche tra la Regione Lombardia e lo stesso Governo nazionale e ora è diventata anche un fascicolo d’inchiesta.

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