Zaia: “Terapie intensive in Veneto preoccupanti, +50% in una settimana”

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È aumentata del 50% in una settimana, da 30 a 46 pazienti, l’occupazione delle terapie intensive da parte dei malati di Covid-19 in Veneto. Se è un trend comincio a preoccuparmi. Stiamo lavorando a pieno regime con le terapie intensive“. Così Luca Zaia, presidente della Regione, facendo il punto sulla situazione Covid in Veneto.

Covid: la crescita dei numeri in Veneto

Oggi i ricoverati negli ospedali sono 280. Vi ricordo che eravamo arrivati a sfiorare i duecento una quindicina di giorni fa“, ha spiegato Zaia. Che poi è andato ancora più a fondo di questi numeri: “I ricoverati in area medica sono 234, mentre 46 sono in terapia intensiva. Con i primi, fondamentalmente, siamo abbastanza in linea con quello che è accaduto negli ultimi periodi. Ma il dato è quello delle terapie intensive“.

Il numero di 46 malati Covid in terapia intensiva, infatti, spaventa non poco il governatore Zaia. “Vi ricordo – ha sottolineato – che una settimana fa noi eravamo a trenta persone in terapia intensiva. Oggi ne abbiamo 46, e questo significa che la crescita è superiore al 50%. Attualmente il Veneto resta in zona bianca, ma non è scritto sulla pietra. Continuando così, i colori potrebbero anche cambiare“.

Zaia tra consigli ai cittadini e riflessioni su Trieste

Zaia ha quindi contestato alcuni eccessi di imprudenza che a suo giudizio vanno evitati (“Perché buttare il lavoro di mesi per mangiare le castagne in piazza?“). Ma, al contempo, non ha voluto gettare la croce addosso ai No Green Pass: “Ci mancano gli elementi per legare questo aumento alle proteste che sono avvenute a Trieste. Comunicazioni ufficiali in tal senso non ci sono arrivate“.

A dare ancora più corpo alle preoccupazioni di Zaia sono i numeri del Covid in Veneto nel giro di appena 24 ore. Appena ieri infatti i ricoveri in area medica erano 228, quelli in terapia intensiva 45. Ulteriore riprova che la crescita avviene anche nel giro di poche ore. Tanto che, come noto, l’Iss ha stabilito che ora l’intera Italia è da considerarsi “a rischio moderato“.

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