Willy Monteiro Duarte è morto nelle prime ore del mattino sulle strade di Colleferro, dopo aver subito un brutale pestaggio che ha sconvolto l’opinione pubblica di tutta Italia. Tra i primi ad accorrere, e primo assoluto tra i pubblici ufficiali, è stato il maresciallo Antonio Carella. Che, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, ha raccontato come sono andate quelle tragiche ore.
Carella, il cui alloggio di servizio è poco lontano dal luogo della rissa, è stato risvegliato alle 3:30 dalle urla provenienti dalla strada. Ha quindi deciso di indossare in pochi minuti i primi abiti a sua disposizione per precipitarsi in largo Santa Caterina. Dove Willy già era riverso a terra, con il fiato corto e ormai purtroppo vicino a esalare l’ultimo respiro. L’estremo tentativo di Marco Romagnoli, un giovane di Colleferro, di estrargli la lingua dalla gola non si sarebbe infatti rivelato sufficiente.
“Una scena disperata, tra le più cruente dei tanti anni passati in servizio“, sottolinea il carabiniere, 53 anni e una lunga carriera alle spalle. “Non ho mai perso il contatto con i ragazzi che si erano radunati attorno a Willy“, aggiunge. Nel frattempo, dopo aver verificato il respiro del malcapitato ragazzo, aveva già chiamato i soccorsi, avvisato il comando e messo in moto le indagini.
Carella ha quindi raccolto le informazioni necessarie a ricostruire l’avvenuto. Le persone sul posto gli avevano raccontato di un Suv arrivato in pieno centro a Colleferro, “carico a palla“. Si tratta di quello dei fratelli Bianchi. La loro Audi viene identificata grazie a Matteo Larocca, un altro giovane che l’ha fotografata con il proprio cellulare. Carella ha quindi inviato la preziosa immagine al suo comandante, il capitano Ettore Pagnano. Nel frattempo già aveva chiamato un’altra pattuglia, per procedere ai soccorsi di Willy.
Quando l’ambulanza è giunta sul posto, il carabiniere ha provato a dare una mano ai paramedici. “Sono rimasto accanto a Willy tutto il tempo necessario finché non lo hanno portato via. Ero in pena per lui come fosse un figlio“, ricorda.
Carella è anche responsabile dell’arresto dei fratelli Bianchi, che dopo le quattro avevano già raggiunto il ‘Night Bistrot’, locale di famiglia ad Artena. Sua la decisione di approcciare “alla larga” i giovani sospettati, vista anche la loro superiorità numerica (cinque, contro tre carabinieri). “Decido di dirgli che siamo lì per controlli all’auto, un modo laterale per affrontarli evitando di spaventarli troppo e scongiurando una possibile reazione“, racconta. Solo a quel punto i Bianchi scoprono della morte di Willy. E vengono portati al comando.
Potrebbero arrivare presto nuove iscrizioni nel registro degli indagati per il caso di Willy. I carabinieri hanno ascoltato altre persone presenti la notte tra sabato e domenica a Colleferro e che avrebbero avuto un ruolo nella rissa. Al momento si indaga ancora per omicidio preterintenzionale, ma alla luce delle testimonianze l’imputazione potrebbe aggravarsi in omicidio volontario.
Nell’ordinanza del giudice di Velletri che ha confermato la detenzione per i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, il loro amico Mario Pincarelli e ha posto ai domiciliari Francesco Belleggia, viene descritta l’efferatezza del branco. Sono cultori di arti marziali “che picchiavano tutti quelli che incontravano”, per poi accanirsi su Willy.
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