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Circa duecento operai della Whirlpool hanno sfilato in corteo nella mattinata di martedì lungo via Argine, a Napoli, bloccando per qualche minuto il traffico a una rotonda poco distante dallo stabilimento. Gli operai non ci stanno ad arrendersi alle decisioni della multinazionale, decisa a chiudere lo stabilimento napoletano, e con la fine delle restrizioni sono tornati in piazza per urlare la loro sete di lavoro. “Alle nostre spalle non abbiamo nulla, per cui indietro non si torna. Possiamo solo spingere ancora per andare avanti: questa vertenza è vitale e non ci fermeremo” afferma Giovanni Fusco, delegato Fiom.
“Non crediamo più al governo”
“Queste vertenze attanagliano tutta l’italia – racconta un altro degli organizzatori della manifestazione –. Il governo ha fatto tante promesse, da Conte a Di Maio che dicevano che la fabbrica non sarebbe stata dismessa. E invece la seconda industria nazionale nel settore degli elettrodomestici vuole lasciare per strada dei lavoratori nonostante l’aumento della produzione”.
La richiesta degli operai è chiara: “Whirlpool deve trovare la soluzione per Napoli – dicono i manifestanti –. Se crediamo ancora al governo? Non dopo le ultime parole di Patuanelli (ministro dello Sviluppo Economico, ndr), che aveva detto di non avere i mezzi per far restare Whirlpool in Italia”.
“Nessuna soluzione per Whirlpool da un anno e mezzo”
“Torniamo a mettere l’accento sulla nostra vertenza – proseguono gli operai –, dopo il lockdown c’è bisogno di tornare a parlare di questa fabbrica. Non si trovano soluzioni ormai da un anno e mezzo, non si intavolano discorsi per cercare di dare un futuro non solo ai lavoratori della Whirlpool”.
Alcuni operai si sono addirittura incatenati l’uno con l’altro, un gesto simbolico per evidenziare la loro difficoltà. “Ci mettiamo in catene per far sì che venga data attenzione a una questione che riguarda tutto il Paese – dicono -. Noi vogliamo spezzare le catene, ma questa cosa si può fare soltanto attraverso il lavoro, che va incentivato soprattutto qui al Sud”.