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Whirlpool conferma che le motivazioni che hanno portato l’azienda ad avviare a metà luglio la procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori dello stabilimento di Napoli “non sono cambiate”. L’azienda si dice disponibile “ad ascoltare eventuali proposte” e “a supportare i lavoratori”.
Lo si apprende mentre è in corso il tavolo convocato dal Ministero del Lavoro, d’intesa con il dicastero dello Sviluppo Economico e la Regione Campania, con Whirlpool, Invitalia e i sindacati. Questi ultimi chiedono di sospendere la procedura, che scade a fine mese, e al governo di mettere in piedi un progetto concreto per la ripresa produttiva del sito di via Argine.
Intanto, continuano le proteste dei lavoratori della sede napoletana di Whirlpool, che – insieme alle sigle sindacali associate – si sono recati in corteo dalla stazione Termini fino al Mise, dove una delegazione si è incontrata con alcuni esponenti governativi.
“Una vita senza Whirlpool sarebbe difficile. Ho dato molto all’azienda“, dice Carlo, un lavoratore della sede napoletana dell’azienda. L’uomo non si capacita di dover “dire ai miei figli che non posso più dargli da mangiare. In Campania è una delle ultime fabbriche”.
“Non so che fare. Ho 48 anni, il mio compleanno è il 27 settembre. Non so che fare. È una guerra, è il Vietnam“, ribadisce Carlo. Mentre un altro lavoratore dello stabilimento campano, Benedetto, afferma che “siamo qui per chiedere al Governo di interrompere il procedimento per i licenziamenti”.
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