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“Revenge porn“, “Stupro“, “Una signorina non si comporta così“. Sono alcune delle frasi che si leggevano sul ‘muro’ di scatole costruito dalle femministe di “Non Una Di Meno” a Torino, in piazza Castello, dove si è tenuto il flash mob per la Giornata contro la Violenza sulle Donne.
Si leggevano, perché quel muro è stato preso a martellate e calci dalle attiviste. Che spiegano: “Abbiamo già fatto altre azioni, ma oggi è in contemporanea con le piazze di tutta Italia. Denunciamo la strutturalità della violenza sulle donne e quanto ciò permea tutti i contesti la nostra vita. Dalle case alle strade, dai luoghi di lavoro alla scuola. Fino ai luoghi di divertimento e socialità“.
Viene quindi illustrato il panorama di iniziative adottate in questa particolare settimana: “Oggi siamo qui per la seconda giornata di mobilitazione in occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, la violenza maschile e le violenze di genere. Stiamo facendo azioni sia in presenza che sui social, per denunciare la narrazione violenta dei media. Oggi invece abbiamo organizzato questa piazza“.
I numeri della violenza sulle donne sono sconcertanti: “In Italia ogni due giorni e mezzo una donna viene uccisa. Tutto ciò viene raccontato dai giornali come episodico, come follia momentanea. Come raptus. Quindi vogliamo mettere in luce la violenza anche di questa narrazione. Che non fa altro che uccidere e ferire ancora le donne che sono vittime o sopravvissute da questa violenza“.
I temi non mancano, e tra questi c’è anche quello dell’aborto. “Oggi naturalmente non parleremo solo di narrazione violenta – si sente però dalla piazza torinese –, ma di tutte le declinazioni della violenza sulle donne. Quindi dalle molestie in strada al diritto alla salute, messo costantemente in difficoltà dall’altissima percentuale di obiettori di coscienza all’interno del nostro Paese. Ci sono poi i temi della violenza sul posto di lavoro, la ricattabilità, lo sfruttamento. Sappiamo benissimo che in Italia le donne guadagnano meno degli uomini a parità di mansione“.
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