Verna contro le leggi bavaglio alla stampa: “Bisogna poter raccontare”

[scJWP IdVideo=”RwulXyZl-Waf8YzTy”]

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna, si imbavaglia simbolicamente durante un dibattito online sulla libertà di stampa, nella Giornata mondiale dedicata al tema. Il suo intervento arriva in collegamento con il Master in Giornalismo dell’Università di Bologna.

Verna e l’importanza della professione giornalistica

Verna spiega poi il suo gesto, fatto per sottolineare l’importanza della professione e la necessità di svolgerla senza limitazioni. “Io, annunciando la mia presenza qui, avevo dichiarato che mi ci sarei seduto virtualmente e imbavagliato. Cosa che, prima del mio intervento, faccio“, sono le sue parole poco prima di legarsi un foulard intorno alla bocca.

Contro le “leggi bavaglio, Verna sottolinea: “Il carcere giornalistico, come pena edittale, ancora esiste. Voglio essere chiaro, io non dico che non si debba mai querelare. Di questo avevamo parlato anche nella conferenza di fine anno con il presidente Conte. Il diritto alla reputazione dovrebbe convivere con la libertà di stampa e il diritto di critica“.

Che cosa significa la libertà di stampa

Quindi da Verna arriva una piccola lezione ai giornalisti in ascolto, specie i più giovani: “La libertà di stampa non è liberta di offendere, significa libertà di raccontare. E soprattutto di raccontare con correttezza e con onestà. Per fare una cosa di questo genere, però, occorre una legislazione completamente nuova sul giornalismo. Perché molte volte, quando un’inchiesta giornalistica viaggia su binari paralleli rispetto a un’inchiesta giudiziaria, riesce a dare qualcosa in più. Non solo in termini di conoscenza del cittadino, ma anche in termini di conoscenza del magistrato“.

Questo però avviene se si procede su binari paralleli. Se io intercetto il giornalista e gli brucio la fonte, questo meccanismo virtuoso si blocca. E, al suo posto, ne nasce uno vizioso. Perché nessuno parlerà più con il giornalista, che diventerà un cane da guardia della democrazia ma solo da salotto. Credo in tal senso nella ministra Cartabia, che conosce bene i nostri problemi“, conclude Verna.

Impostazioni privacy