L’ex senatore Denis Verdini è stato condannato a sei anni e mezzo di reclusione dalla Corte di Cassazione. La sentenza, ultimo grado di giudizio, arriva nell’ambito del processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino. Estinta per prescrizione, invece, la parte della condanna, pari a quattro mesi, per la truffa sui fondi dell’editoria. La condanna di Verdini in appello era infatti di 6 anni e dieci mesi.
Denis Verdini: la storia del suo processo
In primo grado, come ricorda l’Ansa, a Verdini erano stati inflitti nove anni, poi ridotti per alcune prescrizioni legate ai reati di truffa sui fondi pubblici dell’editoria. Il processo era scattato il 14 marzo 2013, quando i pm di Firenze chiesero il rinvio a giudizio per Verdini. Il procedimento riguardava la gestione del Credito Cooperativo Fiorentino. L’istituto bancario era stato sottoposto “alla procedura di amministrazione straordinaria per gravi irregolarità nell’amministrazione e gravi violazioni normative” nel 2010. Il 20 luglio di quell’anno era stata la Banca d’Italia a proporre tale procedura al ministro dell’Economia. La decisione scaturì da una delibera unanime del Direttorio. Successivamente si decise per il commissariamento della banca.
Il suo avvocato: “Si costituirà in carcere”
Nella giornata di lunedì 2 novembre il procuratore generale della Corte Suprema, Pasquale Fimiani, aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado ai danni di Verdini. Fimiani aveva ritenuto accertati alcuni fatti di bancarotta, mentre su “numerosi altri episodi” riteneva necessario un ulteriore approfondimento. Evidentemente il collegio della Quinta sezione penale presieduto da Paolo Antonio Bruno ha ritenuto che ci fossero gli elementi per confermare quasi interamente il verdetto d’appello.
“L’onorevole Denis Verdini non attenderà alcun provvedimento. Affronterà la situazione e si costituirà in carcere“. A riferirlo, attraverso l’Ansa, è il suo difensore, l’avvocato Franco Coppi. “Gli ho comunicato l’esito della sentenza – prosegue il penalista -. Non possiamo nascondere l’amarezza per la decisione, che arriva dopo che il Pg aveva chiesto un nuovo processo“.