Si apre con un mea culpa del Vaticano la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che comincerà a Roma il 9 ottobre e durerà due anni. Il documento preparatorio dell’Assemblea, reso noto dalla sala stampa della Santa Sede, affronta infatti alcuni temi che negli anni hanno minato la credibilità del Vaticano. Come ad esempio gli scandali sugli abusi sessuali e sulla corruzione.
Il testo sostiene che la Chiesa deve accompagnare le persone nelle sofferenze causate dalla pandemia e dalla povertà. Prima, però, “deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno”. “In particolare non possiamo dimenticare – continua – la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate”.
Il documento del Vaticano, diviso in tre parti, comincia tracciando “alcune caratteristiche salienti del contesto contemporaneo”. Poi illustra sinteticamente “i riferimenti teologici fondamentali per una corretta comprensione e pratica della sinodalità”; offre “alcuni spunti biblici che potranno nutrire la meditazione e la riflessione orante lungo il cammino”.
Infine, illustra “alcune prospettive a partire dalle quali rileggere le esperienze di sinodalità vissuta” ed espone “alcune piste per articolare questo lavoro di rilettura nella preghiera e nella condivisione”. Allegato al documento preparatorio c’è poi un vademecum metodologico che offre “alcune risorse per l’approfondimento del tema della sinodalità”.
E tra queste c’è ad esempio il discorso di papa Francesco del 17 ottobre 2015 per il 50esimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi; ma anche il documento ‘La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa’, elaborato dalla Commissione teologica internazionale nel 2018.
Prima di affrontare queste tematiche, però, la Santa Sede dovrà far luce sui suoi problemi interni. “Per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del camminare insieme”, continua il testo.
“La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo”. Il Sinodo è quindi un invito a “camminare insieme” all’interno della Chiesa, anche con “l’intera famiglia umana”. Ed esso non deve limitarsi a produrre documenti ma “far germogliare sogni”.
Infine il documento preparatorio ricorda che i vescovi sono gli “autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa” e “non temano perciò di porsi all’ascolto del gregge loro affidato”. Infine il monito affinché “la consultazione del Popolo di Dio” non comporti “l’assunzione all’interno della Chiesa dei dinamismi della democrazia imperniati sul principio di maggioranza”.
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