Anche in Italia si procederà alla produzione del vaccino russo Sputnik V. Il fondo russo che lo commercializza, infatti, ha concluso un accordo con l’azienda svizzera Adienne Pharma & Biotech che ne produrrà 10 milioni di dosi. Lo conferma Antonio Di Naro, presidente della Adienne, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
L’accordo e i tempi della produzione
La produzione avverrà nello stabilimento della Adienne a Caponago, in provincia di Monza e Brianza. L’intesa è stata promossa dalla Camera di Commercio Italo-Russa, che si era mossa sul tema già dallo scorso ottobre. Come spiega in una nota, infatti, da tempo ha promosso “incontri tra imprese italiane ed europee con le controparti istituzionali russe per verificare le opportunità in termini di cooperazione relative alla produzione del vaccino Sputnik V in Italia“.
Quello italiano rappresenta il primo contratto europeo per la produzione locale del vaccino Sputnik V. E la nota stabilisce anche i tempi del progetto: “La partnership permetterà di avviare la produzione già dal mese di luglio 2021“, si spiega infatti. Inoltre “il processo produttivo innovativo aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all’Italia di controllare l’intero processo di produzione del preparato. Questo permetterà la produzione di 10 milioni di dosi entro la fine dell’anno“.
Vaccino Sputnik: i dubbi di Ue e Regione Lombardia
Va sottolineato però che sul vaccino russo Sputnik V resistono le forti perplessità dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Mancano ancora le verifiche dei dati da parte degli esperti dell’Unione Europea. Particolarmente severe le parole di Christa Wirthumer-Hoche, presidentessa dell’Ema: “Utilizzarlo senza le opportune verifiche sarebbe come ricorrere alla roulette russa“.
Parole che hanno creato un piccolo caso, con l’Istituto Gamaleya di Mosca (responsabile della produzione del vaccino Sputnik) che ha preteso scuse pubbliche. Tali dichiarazioni, si legge sul profilo Twitter dell’istituto, “sollevano serie questioni su possibili interferenze politiche nell’esame in corso all’Ema“. Ma intanto anche la Regione Lombardia chiede certezze: “Abbiamo bisogno di documenti che si possano verificare e al momento non abbiamo elementi sulle persone vaccinate, sugli effetti collaterali“.