Spazziamo via ogni dubbio fin da subito: il vaccino anti Covid-19 non è un farmaco sperimentale. È questa una delle principali teorie della popolazione siero-scettica, che in questi giorni sta invadendo le piazze italiane con manifestazioni – più o meno pacifiche – insieme a coloro che invece si oppongono all’obbligo di green pass per talune attività. I sieri anti Coronavirus attualmente in somministrazione, infatti, sono già passati per tutti i controlli preclinici e clinici previsti dalla farmacovigilanza.
Il vaccino contro il Sars-CoV-2 si trova attualmente nella cosiddetta “fase 4” del processo di sperimentazione. Ossia quella del controllo post marketing, che avviene dopo l’approvazione delle autorità sanitarie. E non è affatto un’anomalia. Anzi, tutt’altro: ogni singolo farmaco in commercio è infatti sottoposto a questi controlli e ogni medicina deve rispettare una rigida serie di test prima della messa in vendita. Succede dalle più comuni pastiglie per il mal di testa fino ai farmaci antitumorali.
Vaccino, la fase preclinica
Ma andiamo con ordine. Si inizia innanzitutto con la sperimentazione preclinica, effettuata in laboratorio e su modelli animali. Questa fase è utile per osservare come si comporta e qual è il livello di tossicità della molecola su un organismo vivente complesso. Cioè qual è la via di somministrazione, come questa è assorbita e successivamente eliminata.
Inizialmente sono eseguiti degli studi in vitro al fine di comprendere le caratteristiche della sostanza da cui si ritiene di poter ricavare un farmaco. La sostanza viene messa in provetta insieme a colture cellulari o a microrganismi e sottoposta a una serie di test in laboratori altamente specializzati. Soltanto quando si è appurato in laboratorio che la molecola possiede potenziali effetti terapeutici si può passare alla sperimentazione sugli animali.
Questo tipo di studi ha anche lo scopo di fornire dati preliminari sul comportamento della molecola sperimentale una volta presente nell’organismo. Nello specifico in termini di assorbimento, distribuzione all’interno dei tessuti, metabolismo ed escrezione (la farmacocinetica); ma anche di dimostrare l’effettiva sicurezza prima di iniziare la sperimentazione nell’uomo (farmacodinamica e tossicologia).
Sperimentazione di fase 1
Con lo studio di fase 1 ha inizio la sperimentazione del principio attivo sull’uomo. L’obiettivo è di fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del medicinale; del vaccino in questo caso. Gli studi sono condotti in alcuni centri selezionati su un campione di volontari sani (in numero limitato) nei quali è documentata l’assenza e la non predisposizione a malattie.
Così si valutano i potenziali effetti collaterali, in base soprattutto ai risultati delle precedenti sperimentazioni sugli animali e la valutazione della modalità di azione e distribuzione del farmaco nell’organismo. I volontari sono divisi in più gruppi, ciascuno dei quali riceve una diversa dose di farmaco. In questo modo si valutano gli eventuali effetti indesiderati della sostanza in relazione alla quantità somministrata.
Se il farmaco dimostra di avere un livello di tossicità accettabile rispetto al beneficio previsto (il cosiddetto profilo rischio/beneficio), può passare alle successive fasi della sperimentazione.
Vaccino, la seconda fase
Nello studio di fase 2 si indaga invece l’attività terapeutica del potenziale farmaco. Si studia cioè la sua capacità di produrre sull’organismo umano gli effetti curativi desiderati. Questa fase serve inoltre a comprendere quale sarà la dose migliore da sperimentare nelle fasi successive. Ma anche determinare l’effetto del farmaco in relazione ad alcuni parametri considerati indicatori della salute del paziente.
In questa fase la sostanza si somministra a soggetti volontari affetti dalla patologia per cui il farmaco è stato pensato. I volontari sono generalmente divisi in più gruppi, a ciascuno dei quali è somministrata una dose differente del vaccino (nel nostro caso) e, quando possibile, un placebo, ossia una sostanza priva di efficacia terapeutica.
Per evitare che la somministrazione del placebo influenzi le aspettative dei partecipanti, le valutazioni dei parametri di attività e sicurezza si svolgono senza che paziente (detto studio in cieco singolo), o medico e paziente (studio in doppio cieco), conoscano il tipo di trattamento ricevuto o somministrato. Questa fase dura solitamente circa un paio d’anni. Ma nel caso del siero anti Covid ha potuto accelerare grazie agli importanti finanziamenti destinati alla ricerca per un contrasto rapido ad un’infezione altrettanto rapida e letale.
Lo studio di fase 3
Lo studio di fase 3 serve invece a determinare quanto è efficace il farmaco, se ha qualche beneficio in più rispetto a farmaci simili già in commercio e qual è il rapporto tra rischio e beneficio. In questo caso i volontari sono centinaia o migliaia. L’efficacia del farmaco sui sintomi, sulla qualità della vita o sulla sopravvivenza è confrontata con un placebo, con altri farmaci già in uso o con nessun trattamento.
La tipologia di studio di riferimento in questa fase è lo “studio clinico controllato randomizzato”. Ai pazienti viene cioè assegnato casualmente (random) il nuovo principio attivo o un farmaco di controllo. E ciò è molto affidabile nel definire l’efficacia di un medicinale. Alla fine della sperimentazione, infatti, sarà possibile attribuire ogni differenza nella salute dei partecipanti esclusivamente al trattamento e non a errori o al caso.
Durante questa fase vengono controllate con molta attenzione insorgenza, frequenza e gravità degli effetti indesiderati. Cliccando qui si accede la banca dati europea con la lista degli effetti collaterali finora noti in ordine alfabetico (alla lettera C selezionare le voci “Covid-19 vaccine”).
Vaccino, i controlli post marketing
La quarta e ultima fase della sperimentazione clinica include gli studi condotti dopo l’approvazione del farmaco nell’ambito delle indicazioni approvate e in osservanza del contenuto dell’Rco, il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. La fase 4 è la cosiddetta “sorveglianza post marketing”, perché attuata dopo l’immissione in commercio.
In questa fase, che può durare qualche anno, si acquisiscono ulteriori e nuove informazioni e vengono valutate le reazioni avverse più rare. Quelle cioè che negli studi clinici non potevano emergere perché basati su un campione ristretto; ma che con l’uso di massa del nuovo farmaco possono diventare rilevabili. Così succede per il vaccino anti Covid e per tutti gli altri farmaci sul mercato.