Vaccino anti-Covid, la vita tra ansie e incertezze di chi non può farlo

Si parla tanto di no vax, ma in mezzo a chi non vuole vaccinarsi c’è anche chi non può farlo per seri motivi di salute. È una minoranza di cui fin troppo spesso ci si dimentica e che anche il governo ha più volte trascurato. Ora che il Green Pass è stato reso obbligatorio per accedere a tutti i luoghi di lavoro, sia pubblici che privati, sorge spontaneo chiedersi se il certificato di esenzione, in scadenza a fine settembre, sarà rinnovato. In generale, sono tante le incertezze che negli ultimi mesi hanno reso la vita difficile ai non vaccinati e anche il futuro appare nebuloso. Per provare a capire meglio la situazione ne abbiamo parlato con Chiara, una ragazza che ha vissuto sulla propria pelle questa situazione.

Ciao Chiara e grazie per aver accettato di prendere parte a questa intervista. Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato finora a causa dell’impossibilità di vaccinarti?

Più che effettive difficoltà, ho avuto molta ansia nel capire come muovermi nel giusto. Fortunatamente la possibilità di avere l’esenzione è arrivata quasi di pari passo con l’implementazione del Green Pass, e il mio medico di base ha agito con prontezza.

La comunicazione da parte del governo è stata molto confusa e frammentaria. Come ti sei orientata per capire meglio come muoverti?

Appena si è aperta la possibilità di accedere alla vaccinazione per la mia fascia di età ho effettuato la prenotazione online. Mia madre nel frattempo mi ha dato una grossa mano a ritrovare la mia cartella clinica di quando ho avuto l’encefalite (avevo poco meno di 6 anni di età), che avevo sviluppato molto in vicinanza con un vaccino che avevo fatto (e che non è mai stato registrato nel mio calendario di vaccinazioni effettuate, da lì il sospetto della possibile correlazione tra quel vaccino e quello che ho avuto). Ma, prima di quella, avevo anche avuto una reazione avversa con forte febbre all’antipertosse che avevo fatto a un anno di età, e per cui non mi avevano mai fatto il richiamo in quanto lì era stata accertata la reazione avversa. Specifico che non ho avuto problemi con gli altri vaccini che ho ricevuto nel corso degli anni.

Ecco, con tutte le carte in mano mi sono presentata al vaccino il giorno stabilito (22 giugno). La dottoressa a cui mi sono rivolta si è confrontata con gli altri medici presenti nell’hub, e ha deciso di rilasciarmi una non idoneità temporanea; in pratica avrei dovuto attendere una chiamata dall’ASL regionale, che mi avrebbe segnalato la disponibilità di un posto in cui effettuare il vaccino in ambiente protetto (un ospedale con reparto rianimazione, sarei dovuta rimanere lì in day hospital).

Le incertezze sul Green Pass

Dopo un mese passato senza ricevere notizie, ho iniziato a sentire parlare del Green Pass e della necessità per i non vaccinati di fare un tampone a proprie spese 48 ore prima di andare in qualsiasi luogo che lo richiedesse, anche solo un ristorante al chiuso o un evento indoor. Per capire meglio la situazione mi sono messa in contatto col mio medico, che all’inizio ha fatto una ricerca a tappeto sul rischio di reazioni di tipo neurologico correlabili al vaccino covid; non trovando riscontro, ha cercato di rassicurarmi e mi ha consigliato di contattare l’ASL di persona, cosa che ho fatto dopo una decina di giorni circa (avevo anche altre faccende da risolvere pian piano ai tempi, quindi ero un concentrato di ansia e mi ci è voluto parecchio per farmi coraggio).

Cosa ti ha consigliato di fare l’Asl per il vaccino?

L’ASL mi ha suggerito di prenotarmi per il vaccino come se non l’avessi già fatto in precedenza, cercando un ospedale con rianimazione tra i posti liberi, o sennò attendere che mi richiamassero loro. Nel frattempo il Green Pass è stato approvato e, pochi giorni prima dell’effettiva entrata in vigore, la dottoressa mi ha chiamato e mi ha fatto avere il certificato di esenzione dal vaccino, una misura che era stata appena approvata.
L’esenzione scadrà a fine settembre, quindi tra poco sarò di nuovo in alto mare. Ho letto che si pensa di renderla digitale alla stregua di un Green Pass, vedremo. Giusto per capire anche se sarà subordinata a dei tamponi, e ogni quanto.

Cosa ne pensi della decisione del governo di rendere gratuito il tampone solo per le persone esenti dal vaccino?

Assolutamente approvo. Io volevo vaccinarmi, così come molte altre persone. Il nostro è un “non posso”, non un “non voglio”. E mi faceva imbestialire l’idea di spendere di tasca mia per qualcosa che non ho scelto che mi escludesse da un vaccino che volevo fare.

Ti infastidisce essere accostata ai no vax?

Mi infastidisce molto. Non voglio fare polemica, ma penso che molti di loro siano il riflesso di un problema di informazione di scadente qualità, perpetrato per anni, oltre a casi di malasanità e corruzione in ambienti in cui, in un mondo ideale, dovrebbe solo importare il benessere dei pazienti in modo disinteressato. Tutto questo li ha portati a credere a pseudoscienze e teorie del complotto, elementi uniti a un certo egoismo e al non voler ammettere che le proprie azioni hanno conseguenze anche sugli altri; un rifiuto pressoché totale del senso di responsabilità, che crea anche altri tipi di problemi relazionali.
Sia ben chiaro, non sto difendendo a spada tratta la questione Green Pass. Onestamente trovo che la situazione non sia stata gestita molto bene a livello istituzionale.

Il certificato di esenzione ti offre un buon grado di libertà?

Sì, l’esenzione mi permette anche di non fare i tamponi 48 ore prima di andare da qualsiasi parte che lo richiede. Mi basta presentarla per motivi medici e mi fanno passare come se avessi un Green Pass vero e proprio. Però cerco comunque di tenere un livello di attenzione più alto rispetto a una persona dotata di Green Pass vaccinale.

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