Presto la campagna vaccinale potrebbe andare incontro a una svolta importante. Nel corso del tavolo con le parti sociali per aggiornare il protocollo sulla sicurezza, Roberto Speranza, il ministro della Salute, e Andrea Orlando, il ministro del Lavoro, hanno annunciato la possibilità di somministrare il vaccino anti-Covid direttamente nelle aziende.
Speranza: “Attese oltre 50 milioni di dosi nel secondo trimestre”
“Ieri sono state somministrate oltre 230mila dosi di vaccino”, ha dichiarato Speranza, per poi aggiungere che presto ci sarà “un’impennata”. “Ci aspettiamo oltre 4,5 milioni di dosi già nell’ultima settimana di marzo. E poi nel secondo trimestre più di 50 milioni di dosi. Dobbiamo accelerare secondo le priorità che ci siamo dati: le fasce anagrafiche sono l’elemento guida perché dobbiamo proteggere i più deboli e fragili. In età non lavorativa, dai 70 anni in su, registriamo 8,5 decessi su 10. E sei decessi su 10 sono sopra gli 80 anni, mentre 2,5 su 10 tra i 70 e gli 80 anni”. Le nuove dosi in arrivo dovrebbero permettere di imprimere una decisa accelerazione alla campagna vaccinale e di introdurre anche la possibilità di effettuare la somministrazione del vaccino nelle aziende. Secondo Speranza questa eventualità dovrebbe concretizzarsi “presto”, anche se prima andranno risolti alcuni nodi.
Come avverrà la vaccinazione nelle aziende?
Le vaccinazioni nei luoghi di lavoro saranno possibili anche grazie al coinvolgimento dei medici competenti. “Avremo presto un numero di dosi congrue per fare un’operazione non di immagine ma di sostanza per vaccinare in piena sicurezza una parte dei cittadini”, ha dichiarato Speranza. Orlando ha spiegato che il governo definirà dei requisiti minimi essenziali per assicurare vaccinazioni in sicurezza, anche con strutture mobili. “Saranno poi le parti sociali, imprese e sindacati, a condividerle”. Il ministro del Lavoro ha sottolineato che all’inizio si partirà con le vaccinazioni nelle imprese medio-grandi (sopra i 50 dipendenti) dando priorità alle categorie di lavoratori più esposti al rischio di contagio (come individuate dall’Inail).
La necessità di nuove norme
“Si ipotizza che le aziende singole o raggruppate possano proporre ai servizi sanitari regionali un progetto di costruzione di un centro vaccinale territoriale in grado di rispettare gli standard minimi”, ha spiegato Orlando. Le aziende potranno dunque diventare dei veri e propri hub vaccinali, fornendo al tempo stesso il numero dei dipendenti disposti a sottoporsi al vaccino. “La struttura commissariale si impegna a consegnare i vaccini alle Regioni, che poi li smistano ai centri vaccinali e quindi alla aziende”, ha aggiunto il ministro. Le aziende più piccole potranno essere “ospitate” da quelle di dimensioni maggiori. Orlando ha però sottolineato che tutto ciò potrà concretizzarsi solo dopo che saranno state adottate delle nuove norme. Quest’ultime regoleranno “il percorso vaccinale, la distribuzione e la logistica del vaccino, la formazione del personale, la gestione degli eventi avversi e gli oneri per i datori di lavoro”.