Dal momento dell’incidente ai primi soccorsi è passata circa un’ora e mezza, un ritardo che secondo i medici sarebbe stato fatale
Satnam Singh è il bracciante di origine indiana morto dopo aver perso un braccio in un tragico incidente in un’azienda agricola di borgo Santa Maria. L’uomo è deceduto ieri mattina all’ospedale San Camillo di Roma dove è arrivato ormai agonizzante con l’arto tranciato da un macchinario avvolgisplastica. Dopo l’accaduto, il titolare dell’azienda, Antonello Lovato, 37 anni, ora accusato di omicidio colposo, ha lasciato Satnam sul ciglio della strada vicino casa e poi è scappato via. Nessuno – né il datore di lavoro né i colleghi – ha chiamato i soccorsi. “Non è in regola“, ha detto il titolare ai vicini di Satnam, che per primi hanno soccorso l’uomo, e poi è andato via.
Satnam Singh, conosciuto da amici e colleghi come Navi, era un ragazzo di 31 anni di origine indiana. Da tre anni si trovava in Italia insieme alla moglie, che lavorava nella stessa azienda agricola tra Borgo Santa Maria e Borgo Montello. L’indiano veniva sfruttato – pagato 4 euro l’ora – e nel momento del tragico incidente non è stato nemmeno soccorso. Il titolare dell’azienda ha deciso di non chiamare i soccorsi e ha obbligato anche gli altri lavoratori a non farlo, l’ha lasciato agonizzante davanti casa ed è scappato via. Antonello Lovato avrebbe tolto addirittura i cellulari agli altri impiegati.
Nè Satnam nè la moglie avevano un contratto regolare o permesso di soggiorno. Lunedì pomeriggio Singh stava preparando le serre per la coltivazione dei meloni quando all’improvviso è rimasto incastrato in un macchinario utilizzato per avvolgere la plastica. Così ha perso un braccio ed è morto per le conseguenze subite. Parte dell’arto era stato poggiato su una cassetta della frutta. Dal momento dell’incidente ai primi soccorsi è passata circa un’ora e mezza, un ritardo che secondo i medici sarebbe stato fatale. La procura ha disposto l’autopsia. Il titolare dell’azienda, assistito dagli avvocati Stefano Perotti e Valerio Righi, rischia ora l’accusa di omicidio.
La moglie di Satnam Singh, il bracciante morto a seguito del tragico incidente avvenuto nell’azienda agricolo in cui lavorava, ha raccontato ai giornali: “Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola“. “Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messi sul furgone togliendoci la possibilità anche di chiamare i soccorsi. Io sono indiana, l’Italia non è un Paese buono”, ha aggiunto la moglie.
I vicini di casa, i primi ad aver visto il corpo dell’uomo lasciato a terra in quelle condizioni, hanno detto: “Sentivamo delle urla e qualcuno che continuava a chiedere aiuto, poi abbiamo visto un uomo che lo teneva in braccio. Pensavamo lo stesse aiutando, ma poi è scappato via”. “Dopo che l’uomo ha lasciato qui Satnam gli sono corso dietro. L’ho visto che entrava in un furgone e gli ho chiesto perché non lo avevano portato subito al pronto soccorso, Mi ha risposto ‘da me non sta in regola’, poi è andato via“, hanno spiegato.
“La moglie di Satnam era con lui. Ci ha spiegato che sono stati caricati entrambi sul furgone e gli sono stati sottratti i telefoni“. “Erano una coppia affiatata: se lei stava male lui restava a casa con lei, preferiva perdere una giornata di lavoro pur di non lasciarla sola. Non avevano niente se non loro stessi e lui era profondamente rispettoso di sua moglie“, hanno continuato i testimoni. Uno dei braccianti che lavorava con Satnam ha dichiarato: “Ho deciso comunque di assumermi il rischio di essere cacciato dall’Italia con un foglio di via. Lo devo a Satnam e a sua moglie“.
Lollobrigida ha commentato il caso: “Abbiamo voluto iniziare l’incontro ricordando la terribile vicenda di Satnam Singh, ribadendo l’importanza di promuovere flussi di immigrazione regolare, con particolare attenzione alla formazione nei paesi di origine dei lavoratori non solo dal punto di vista professionale, ma anche sui diritti sindacali di cui godono in Italia. Solo attraverso un’immigrazione ben regolata e qualificata possiamo garantire un’integrazione efficace, in grado di dare una prospettiva di futuro per chi arriva e un valore aggiunto per le nostre imprese“.
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