Trivulzio, la commissione: “Assenteismo al 65 per cento”

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“L’assenteismo lavorativo mostra livelli piuttosto elevati già in condizioni ordinarie nelle varie strutture del Pio Albergo Trivulzio ma ha raggiunto livelli straordinari durante l’emergenza”. Questa la considerazione, decisamente negativa, da parte di Vittorio Demicheli, capo della commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza coronavirus al Pio Albergo Trivulzio di Milano.

Un’inchiesta eseguita dall’Ats di Milano, di cui Demicheli è direttore sanitario, e voluta da Regione Lombardia e Comune di Milano per chiarire quali fattori abbiano concorso, nella fase più acuta della pandemia, alla morte di circa 300 persone fra la sede centrale e quelle decentrate della Rsa di via Trivulzio.

“Assenteismo giustificabile parzialmente con la pandemia”

Demicheli cita il dato, a suo parere, più evidente, cioè quello relativo all’assenteismo. “In alcuni reparti e per alcune figure ha toccato punte del 65% durante la fase più acuta – spiega il direttore sanitario dell’Ats Milano -, un aumento rispetto al dato medio già piuttosto alto. Un marcato assenteismo del personale di assistenza che ha assunto dimensioni molto superiori all’atteso e che solo parzialmente si può giustificare con le conseguenze della pandemia: soltanto il 10 per cento, infatti, ha denunciato all’Inail di essere stato colpito dal virus”.

“Si richiedeva di aumentare i livelli di assistenza offerti agli ospiti delle strutture – aggiunge Demicheli -: capiamo bene che con un’assenza così rilevante di forza lavoro non è stato possibile aumentare il personale nucleo per nucleo per evitare che il virus si trasferisse da una sezione all’altra“.

Trivelli (dg Welfare Regione Lombardia): “Elemento grave”

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A commentare negativamente quanto emerso dall’inchiesta della commissione Trivulzio è anche Marco Trivelli, direttore generale del Welfare della Regione Lombardia. “Un elemento grave che emerge da questa relazione è il fenomeno importante dell’assenteismo – spiega –, distonico rispetto al modo in cui la gran parte degli operatori sanitari ha agito anche in questa fase di emergenza”.

“Se c’è stato un assenteismo di oltre il 60 per cento in certi reparti è molto difficile che si potesse dare una risposta sostanziale ai bisogni di assistenza delle persone” chiosa poi lo stesso Trivelli.

I dati sulla mortalità

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Se i dati sull’assenteismo del personale sono fonte di indignazione, inducono ad un altro tipo di riflessione quelli relativi alla mortalità. “Nei primi quattro mesi dell’anno, il rapporto tra decessi osservati e decessi attesi al Pio Albergo Trivulzio è stato pari a 1,7 – sottolinea Demicheli – mentre quello corrispondente nelle Rsa di Ats Milano è stato pari a 2,2. In particolare, nel periodo di massima emergenza, cioè quello fra marzo e aprile, la mortalità nella sezione Rsa del Trivulzio è stata molto alta ma comunque inferiore a quello delle altre Residenze socio-assistenziali nel medesimo periodo. Inoltre, il dato è di poco superiore a quello verificatosi nella popolazione generale over 70 di Ats”.

“Il contagio non è stato causato dai pazienti trasferiti”

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Già a fine febbraio il Pio Albergo Trivulzio metteva in isolamento alcuni casi con sintomatologia simil-influenzale che, col senno di poi, riconosciamo probabilmente essere stati casi di coronavirus. Quindi erano presenti già allora”, spiega Demicheli. “L’ipotesi è di un ingresso precoce dell’infezione dall’esterno, probabilmente attraverso gli operatori d’assistenza o gli educatori, con poi una propagazione interna che ha raggiunto il suo massimo nella seconda metà del mese di marzo“, aggiunge il direttore sanitario dell’Ats.

“Sui tamponi applicati correttamente i protocolli”

In questa regione si sono sempre applicati i protocolli ministeriali. A inizio pandemia in Italia la capacità di fare tamponi era bassa perché fino a quel momento era una procedura che non si applicava ordinariamente. C’è voluto tempo prima di arrivare alle migliaia di tamponi che si fanno adesso. Per mettere in isolamento le persone non era necessario essere a conoscenza dell’esito del tampone“, sottolinea Demicheli.

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