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CRONACA

Beppe Grillo indagato: cos’è il traffico di influenze illecite?

Il fondatore e “garante” del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, è indagato a Milano per traffico di influenze illecite nell’ambito di un’inchiesta sui alcuni contratti pubblicitari che la compagnia di navigazione Moby ha sottoscritto con il blog dell’ex capo politico pentastellato. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dalla pm Cristiana Roveda; mentre la delega d’indagine è affidata al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza milanese.

I dettagli dell’indagine sul garante del M5S Beppe Grillo

Su disposizione dei pm, la GdF ha già eseguito delle attività di perquisizione e di acquisizione di documenti. Questa mattina, 18 gennaio, le Fiamme Gialle hanno passato al setaccio gli uffici della Beppe Grillo Srl e la sede legale della Casaleggio Associati. Indagato, per la stessa ipotesi di reato, è anche l’armatore di Moby, Vincenzo Onorato. L’indagine su Grillo prende spunto da una relazione di un consulente tecnico della Procura depositata nel fascicolo aperto su Moby (di recente ammessa al concordato preventivo) dal pm Roberto Fontana per bancarotta.

Il fascicolo sul traffico di influenze illecite riguarda dei “trasferimenti di denaro” per il pagamento di alcuni contratti pubblicitari risalenti al 2018-2019. I soldi sarebbero stati versati dal gruppo di Onorato alla Beppe Grillo Srl, la società che gestisce il sito dell’ex n.1 del M5S. L’inchiesta riguarda anche un contratto da 600mila euro annui sottoscritto dalla Casaleggio Associati con Moby Spa nel triennio 2018-2020. Lo si apprende dagli atti d’indagine, citati dalle agenzie.

Traffico di influenze illecite, ecco cosa dice la legge

Ma cosa s’intende, precisamente, per traffico di influenze illecite (lo stesso reato per cui è imputato a Roma Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo)? L’articolo 346 bis del codice penale fa riferimento a chi, salvo i casi inquadrabili in altri delitti, “sfruttando o vantando relazioni esistenti o asserite con un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322 bis, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità.

Denaro o utilità che si configurano dunque come il “prezzo della propria mediazione illecita verso un pubblico ufficiale” al fine di “remunerarlo in relazione all’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri”. La pena va da un minimo di un anno a un massimo di quattro anni e sei mesi di reclusione. La stessa pena si applica “a chi indebitamente dà o promette denaro o altra utilità” ed è aumentata nel caso in cui quest’ultimo rivesta la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pubblico servizio. Infine, le pene sono aumentate se i fatti riguardano attività giudiziarie o se riguardano omissioni, ritardi o atti contrari ai doveri d’ufficio dei pubblici ufficiali.

La presunta mediazione politica in favore dell’armatore

Secondo i pm milanesi, la prova del presunto traffico di influenze illecite sarebbe contenuta in alcune chat fra Grillo e Onorato. Chat trasmesse dalla Procura di Firenze che indaga sulla Fondazione Open di Matteo Renzi. In questi messaggi, riportano sempre le agenzie, l’armatore avrebbe avanzato “richieste di interventi in favore” del gruppo di navigazione, gravato da debiti finanziari, al garante del M5S. Quest’ultimo, si legge negli atti, avrebbe quindi inoltrato queste richieste ad alcuni esponenti politici pentastellati, fra cui “parlamentari in carica”.

Secondo gli inquirenti, gli elementi finora raccolti “fanno ritenere illecita la mediazione operata” da Beppe Grillo, il quale avrebbe anche fornito a Onorato le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima”. L’obiettivo degli inquirenti è ora quello di accertare se i contratti stipulati fra le parti fossero fittizi o meno. Ma anche se i relativi compensi percepiti dalla società dell’ex comico fossero il pagamento per prestazioni effettive o il “prezzo” per la presunta mediazione politica.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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