Torino, zona gialla o arancione per i bar cambia poco: “Noi alle strette”

[scJWP IdVideo=”P70jlsw9-Waf8YzTy”]

Eravamo felici della zona gialla stamattina, ma le persone sono bloccate a casa per il freddo o per motivi economici. Quindi non abbiamo visto molti clienti. Nel weekend, con la zona arancione, è stato uguale. In giro c’era pochissima gente“, così Michele Troiano, uno dei responsabili del Bar Francia, in pieno centro a Torino.

La zona gialla a Torino: “Nessuna novità, noi già alle strette”

E ora il settore si sente già con l’acqua alla gola: “Il 2021 è iniziato in una maniera drastica. Non abbiamo quasi più fondi per pagare le spese, gli affitti, il personale e tutto il resto“. E il ristoratore di Torino rivela un’altra amarissima verità: “È da parecchi mesi che non prendiamo più stipendi, noi come responsabili. Abbiamo preso questa decisione per poter coprire le altre spese“.

Dal punto di vista economico siamo già alle strette. Più andiamo avanti e più peggioriamo. Ma se dobbiamo sacrificarci per risolvere il problema, meglio farlo subito“, aggiunge Troiano. Che poi spiega in che cosa consiste la rabbia del settore, a Torino e in tutta Italia: “Siamo arrabbiatissimi, non arrabbiati. Però la pandemia è una cosa reale, è un problema che c’è e bisogna cercare di superarlo“.

La confusione dei clienti e lo spauracchio del nuovo Dpcm

C’è poi un altro problema che il settore dei ristoratori sta affrontando in questi complicatissimi mesi. Il responsabile del Bar Francia di Torino lo spiega in maniera chiara: “Riuscire a far capire al cliente cosa debba fare non è scontato. I clienti arrivano al mattino e ci chiedono di che colore siamo, oppure di che colore saremo. Non è sempre facile riuscire a far capire loro quale sia la situazione e come comportarsi. A volte non sanno nemmeno se possono entrare, se non possono entrare, se possiamo farli sedere, se dobbiamo chiudere alle 18, se possiamo fare asporto. È molto difficile“.

Il riferimento del ristoratore di Torino è all’ipotesi che il nuovo Dpcm introduca anche un’ulteriore stretta sulla movida, con il divieto di asporto per i bar dopo le 18. Un’ipotesi di cui si sta discutendo in queste ore e che si colloca su quel fatidico confine che separa la cautela sanitaria dalle esigenze economiche. E intanto i ristoratori aspettano, in un clima sempre più cupo per il loro settore.

Gestione cookie