Torino, un presidio per Orlando: “Morto di bullismo”

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Siamo qui per tutti i ragazzi e le ragazze che vivono la scuola male e non hanno il supporto che dovrebbero avere. Perché una società migliore inizia da una buona scuola“. Così Alessandro Battaglia, del Coordinamento Torino Pride, durante il presidio di solidarietà per Orlando, il 18enne suicidatosi per bullismo.

La lotta al bullismo: “Vogliamo aiutare, ma c’è paura”

Il tema rappresenta una piaga importantissima della nostra società, e Battaglia lo sottolinea senza giri di parole: “Il bullismo è trasversale. Per quanto riguarda le persone Lgbt+, sono molti i casi a cui assistiamo e di cui veniamo a conoscenza. Ci rendiamo sempre più conto che la scuola attraverso tutti i suoi meccanismi non riesce davvero ad agire nel modo corretto“.

L’impressione che si respira al Coordinamento Torino Pride è che troppo poco si stia facendo per contrastare il bullismo. “Noi abbiamo provato tante volte a dare una mano – continua Battaglia –, ma non sembra che la nostra disponibilità sia ben accolta. Si ha ancora paura non si capisce bene di cosa. Quindi oggi siamo qui a ricordare questa giovane vita che non c’è più, e a pensare a tutte le giovani vite che ci sono ancora. E che devono continuare ad avere nella scuola un luogo protetto, sicuro. Un luogo dove imparare a vivere in una società che non discrimini“.

Le iniziative a Torino e dintorni

Battaglia spiega anche che il gruppo non ha voluto invadere la privacy dei parenti della giovanissima vittima di bullismo. “Non abbiamo parlato con i familiari di Orlando – rivela –, perché non abbiamo voluto in nessun modo incidere sul dolore di queste persone. Ma di Orlando in Italia purtroppo ce ne siano troppi. Quindi siamo certi che questo nostro momento sia non solo per lui, ma per tutti quanti. Chiediamo di poter aiutare, diamo la nostra totale disponibilità. Con noi anche quella di tutti quei gruppi di genitori, di associazioni che ci tengono ad avere un rapporto di aiuto con la scuola. Chiediamo di poter essere davvero di supporto“.

La conclusione di Battaglia è amara: “Abbiamo provato in tanti modi, anche con il rapporto con le istituzioni e il Comune di Torino. Abbiamo avviato corsi specifici con la Città Metropolitana. Purtroppo le nostre disponibilità sono sempre andate in qualche modo buche, e non capiamo il perché. Vorremmo che prima o poi ce lo spiegassero“. Ma il contrasto al bullismo, a Torino e nel resto d’Italia, prosegue. Nonostante le tantissime difficoltà.

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