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Gli infermieri di Torino protestano. Sdraiati per terra come delle bare, vestiti di nero e con le catene ai polsi vogliono farsi ascoltare dalle istituzioni in piazza Castello. “Siamo qui davanti alla Regione, perché vogliamo mandare un messaggio forte e chiaro a tutte le istituzioni politiche italiane. Dal Presidente della Repubblica al Governo italiano e agli enti locali“, affermano senza giri di parole.
La rabbia degli infermieri
A spiegare più nel dettaglio le loro ragioni è Francesco Coccorella, segretario Nursind Piemonte: “Vogliamo rappresentare ciò che è stato per noi. Vogliamo raccontare cosa sono stati questi due mesi, e spiegare anche le conseguenze che questo periodo porterà con sé. Quello che abbiamo vissuto e il prezzo che abbiamo pagato. Il terzo motivo è quello di chiedere di mantenere le promesse. Perché a marzo si parlava di aumento degli stipendi agli infermieri, ad aprile era un bonus, a maggio non c’è più nulla. Si sono dimenticati dei loro eroi“.
“Noi, untori di noi stessi”
Situazione insomma decisamente delicata quella degli infermieri. Che alla stanchezza per questi mesi di grande pesantezza, ora aggiungono la rabbia. E Coccorella sul punto non si nasconde: “Questi due mesi li abbiamo raccontati, insomma. Abbiamo lavorato senza dispositivi di protezione individuale. Abbiamo lavorato senza che ci venissero fatti i tamponi. Siamo stati untori di noi stessi, dei pazienti, delle nostre famiglie. Insomma, un po’ di dignità è stata persa. Noi adesso simboleggiamo tre cose. Indossiamo un sacco dell’immondizia per simboleggiare come ci hanno mandati a lavorare, il nero per onorare le nostre vittime, le catene perché non avevamo scelte“.