All’interno del Governo, in particolare nel ministero della Salute, si inizia a parlare di una terza dose di vaccino che potrebbe ben presto essere somministrata all’intera cittadinanza. Il tutto nella settimana in cui sono iniziate le inoculazioni a specifiche categorie, che per mesi sembravano le uniche destinatarie della misura. Ma cosa è cambiato nel frattempo?
Perché potrebbe arrivare la terza dose a tutti
A introdurre il tema, in punta di piedi ma non troppo, è stato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Che, in un intervento su ‘TGCom24’ rilanciato dall’Adnkronos, ha affermato che parlare di una ulteriore dose di vaccino per tutti al momento “è prematuro. Ma, se mi si chiedesse se ritengo che dovremo fare tutti la terza dose, la mia risposta è sì. Quando? È la scienza che dovrà rispondere“.
Una risposta, dunque, inizialmente abbastanza generica. Ma successivamente Sileri è entrato maggiormente nel merito. “Il fatto che nel tempo vi sia un calo dell’immunità è evidente – ha rimarcato –. Essa varia da soggetto a soggetto, ma è verosimile che nel tempo un richiamo dovremo farlo tutti. E, da medico, io immagino che la terza dose servirà. Il quando verrà definito nei prossimi mesi“.
Le categorie fragili e gli altri
Ricordiamo che la somministrazione della terza dose di vaccino contro il Coronavirus è scattata da lunedì 20 settembre. Sono dieci le categorie di pazienti immunodepressi individuate dal Ministero della Salute che riceveranno per prime la dose addizionale del siero anti-Covid. Una volta completata questa prima fase di inoculazioni addizionali, si procederà con altre categorie fragili, come gli over 80. Una dose booster verrà somministrata al resto della popolazione a distanza di almeno sei mesi dall’ultima dose.
E Sileri ha confermato che, anche qualora fosse necessario estendere la platea dei vaccinati, lo schema non cambierà. “Si parte con quelli per i quali la scienza ha già indicato la necessità di una terza dose, per esempio i trapiantati e in attesa di trapianto, i pazienti con neoplasie, i dializzati. Poi ci sono gli anziani, nei quali la competenza del sistema immunitario tende a essere ridotta. E poi vedremo il resto della popolazione“, ha infatti dichiarato.