CRONACA

Terra dei Fuochi, la Corte Europea condanna l’Italia: “A rischio la vita degli abitanti”

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la gestione inadeguata dei rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per non aver gestito adeguatamente lo smaltimento illegale di rifiuti tossici in Campania, una pratica orchestrata da gruppi criminali organizzati. La sentenza riconosce che le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita, sancito dall’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, mettendo a rischio la salute dei residenti tra Napoli e Caserta.

La CEDU ha stabilito che l’Italia ha due anni per elaborare una strategia globale per affrontare l’emergenza ambientale in una zona abitata da quasi tre milioni di persone. L’aumento dei casi di cancro e la contaminazione del territorio sono le conseguenze di decenni di gestione inadeguata del fenomeno. Secondo la sentenza, lo Stato Italiano non ha agito con la diligenza e tempestività necessarie, nonostante fosse consapevole del problema da molti anni. Inoltre, non ha adottato misure adeguate per valutare, prevenire e comunicare ai cittadini gli effetti dell’inquinamento.

Terra dei Fuochi: minaccia alla salute pubblica

La Corte ha riconosciuto che i cittadini delle aree colpite vivono sotto una minaccia reale e imminente per la loro salute. L’Italia ha gestito la crisi con lentezza, non implementando un’azione giudiziaria efficace per contrastare lo smaltimento illegale di rifiuti e non fornendo una strategia di comunicazione chiara sulle implicazioni sanitarie. La strategia imposta dalla CEDU dovrà includere un meccanismo di monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica per garantire trasparenza ai cittadini.

Terra dei Fuochi, la Corte Europea condanna l’Italia: “A rischio la vita degli abitanti” – Gennaro Giorgio / AGF – Newsby.it

 

Per decenni, tonnellate di rifiuti industriali, spesso provenienti dal Nord Italia, sono state incendiate o interrate illegalmente nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Aziende in cerca di risparmi sui costi di smaltimento hanno versato somme minime ai clan della Camorra, piuttosto che seguire procedure di eliminazione conformi alla legge. La causa davanti alla CEDU è stata avviata da 41 cittadini campani e cinque organizzazioni locali impegnate nella tutela dell’ambiente.

Durante i due anni concessi per la realizzazione di un piano d’azione, la Corte ha sospeso 36 ricorsi pendenti che coinvolgono circa 4.700 persone. Il Governo Italiano dovrà attuare misure specifiche per la mappatura dei territori contaminati, avviare bonifiche ambientali e istituire una piattaforma di monitoraggio indipendente. L’adempimento di queste azioni sarà determinante per l’eventuale riconoscimento di risarcimenti per danni morali ai cittadini coinvolti.

L’avvocato Valentina Centonze, che rappresenta 71 ricorrenti, definisce la decisione della CEDU una sentenza storica. Il tribunale ha confermato l’esistenza di un pericolo concreto per la salute pubblica e l’obbligo dello Stato di intervenire, indipendentemente dalla mancanza di certezze scientifiche sugli effetti esatti dell’inquinamento. La sentenza evidenzia la mancata risposta sistematica e coordinata dell’Italia, oltre alla necessità di un piano strutturato e incisivo per tutelare la popolazione.

La vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, ha sottolineato la necessità di un piano immediato per contrastare l’inquinamento e proteggere la salute pubblica. Secondo lei, il verdetto della Corte obbliga il Governo Italiano e gli enti locali a coordinarsi per implementare misure efficaci, evitando ulteriori danni al territorio e alle persone. L’aumento dei tassi di tumore e la contaminazione delle falde acquifere richiedono azioni concrete e non solo dichiarazioni di intenti.

Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e figura simbolo della lotta contro l’inquinamento nella Terra dei Fuochi, ha commentato la sentenza evidenziando come per anni lo Stato abbia ignorato le denunce dei cittadini. Secondo il sacerdote, negare l’esistenza del problema ha favorito gli interessi della Camorra e dei gruppi industriali coinvolti nello sversamento illegale di rifiuti tossici. Il verdetto della CEDU dimostra che le accuse mosse dagli attivisti erano fondate e che la battaglia per la trasparenza e la giustizia ambientale deve continuare.

In definitiva, questa sentenza impone all’Italia un cambiamento radicale nella gestione dell’emergenza ambientale. Gli enti locali e il Governo sono chiamati ad agire senza ulteriori ritardi, garantendo ai cittadini campani il diritto a un ambiente sano e sicuro.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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