Una situazione grave come quella generata dall’emergenza Coronavirus necessita una risposta importante. Incentrata su un gruppo di lavoro ampio e dalle spiccate qualità. Ecco perché da tempo il Governo ha varato una task force per affrontare nella migliore maniera possibile la nostra difficilissima realtà. Anzi, per essere precisi le task force in questione sono più di una. Ma quante sono realmente?
Partiamo dal principio, e spieghiamo quindi cosa si intende realmente per “task force”. Il termine deriva dalla marina militare e individua un’unità militare di pronto intervento, il cui scopo è quello di portare a termine una missione di guerra in maniera autonoma e con grande rapidità e efficacia. Da qui il termine ha assunto il significato che gli diamo ora, e cioè quello di un gruppo di esperti che con la stessa rapidità e efficacia sono chiamati a fronteggiare una situazione di particolare criticità.
La task force per la ricostruzione
Il Premier Giuseppe Conte ne sta parlando spesso in queste concitate ore di interventi governativi atti al contrasto del Coronavirus. La più citata, negli ultimi giorni, è la “task force per la ricostruzione”. Istituita lo scorso 10 aprile, questa commissione ha lo scopo di affrontare nel miglior modo possibile la cosiddetta “Fase 2” contro il Coronavirus. In questo caso l’emergenza messa nel mirino non è quella sanitaria bensì quella economica. Proprio per questo motivo a capo del gruppo di lavoro c’è un manager internazionale come Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone. Indispensabile per l’esecutivo era individuare una figura autorevole a livello internazionale (secondo ‘Repubblica’ si era pensato anche a Mario Draghi). E la missione è altrettanto nodale: impostare un modello sociale e economico per i prossimi mesi, che dia respiro ai cittadini e un’intelaiatura solida al Paese. Evitando un temuto crollo sistemico, a partire da quello del Pil.
Sono 17 le persone ricomprese in questa task force, che come detto non è però certo l’unica radunata da Conte da quando è scoppiata la pandemia del Coronavirus.
Il Comitato Tecnico Scientifico
Lo stesso Comitato Tecnico Scientifico di cui tanto si parla in queste settimane è infatti un’altra task force. Istituito con Decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 371 del 5 febbraio 2020, al comma 3 dell’articolo 2 della normativa si indicano con precisione le sue funzioni: “consulenza al Capo del Dipartimento della Protezione Civile in merito all’adozione delle più opportune misure di prevenzione necessarie a fronteggiare la diffusione delle patologie derivanti da agenti virali trasmissibili“.
Il citato “Capo del Dipartimento della Protezione Civile”, Angelo Borrelli, è stato nominato anche Commissario per l’Emergenza dopo lo scoppio del Coronavirus. Gli altri membri del Comitato sono dirigenti del settore, già presenti nelle pubbliche amministrazioni.
Tutte le task force: sono già 15
A elencare tutte le task force istituite fin qui ci ha però pensato ‘Il Sole 24 Ore’, che in data 18 aprile 2020 ne contava 15, per un totale di 450 componenti.
La prima risale al 22 gennaio, quando il Coronavirus era una semplice minaccia e non ancora un’emergenza (men che meno una pandemia): incentrata sulla Direzione generale della prevenzione sanitaria, come fulcro operativo aveva lo Spallanzani che fu il primo ospedale direttamente coinvolto dal Coronavirus. Due task force fanno invece riferimento al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: la prima punta a fronteggiare l’emergenza carceri, la seconda è rivolta più genericamente alla giustizia articolandola su tre tavoli (interdipartimentale, uffici giudiziari, avvocati e magistrati). Questi due comitati in tutto contano 60 componenti.
Diverse task force hanno invece al centro dell’attenzione economia e finanza. Quella per la liquidità del sistema bancario, istituita dal Decreto Cura Italia, conta 35 componenti, nove sono quelli riuniti invece dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa per il Gruppo di Lavoro Finanza Sostenibile (il cui scopo è aiutare le imprese green a raccogliere finanziamenti). La più imponente è la task force Data Driven: istituita il 31 marzo dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano, i 76 membri che la compongono hanno lo scopo di fornire allo Stato “consigli e ipotesi su come affrontare aspetti dell’emergenza Coronavirus basandosi su dati e ricerche anche internazionali“.
Riguardo alla task force per le emergenze del Ministero dell’Istruzione, il gruppo di lavoro riunito il 24 febbraio dalla ministra Azzolina è diviso in due: il primo è concentrato sull’attualità, il secondo sull’avvenire. La ministra della Famiglia Elena Bonetti ha invece creato la “Task Force Donne per un Nuovo Rinascimento” e il sottosegretario con delega all’Editoria Andrea Martella ha creato la task force contro le fake news.
Dalla cabina di regia Governo alle Regioni
Chiudiamo con un altro termine più volte sentito in queste settimane: la cabina di regia Governo. In realtà ce ne sono due, entrambe presiedute dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Quasi 50 membri in tutto, puntano ad armonizzare il lavoro tra Governo centrale, enti locali e parti sociali.
Questo dunque il quadro complessivo, almeno a livello nazionale. Se allargassimo invece il campo alle task force territoriali dovremmo aggiungerne altre 30, per un totale di altri 400 professionisti al lavoro. Con il difficile compito di aiutare i cittadini e il Paese in ogni specifico ambito che è stato stravolto dallo scoppio del Coronavirus.