Il danneggiamento a Torino al monumento dedicato ai caduti di Nassirya, i diciannove italiani che si trovavano nella base militare fatta saltare in aria da un attacco kamikaze in Iraq, sposta ancora una volta indietro la lancetta della storia. Proprio come è accaduto in questi giorni con la riconquista del potere, venti anni dopo l’intervento Usa, dei talebani in Afghanistan.
Quando in Italia, durante alcune manifestazioni più “antagoniste”, era comune sentire il grido vergognoso: “Dieci, cento, mille Nassiriya”, rivolto contro i membri delle forze dell’ordine. Immediata condanna da parte della politica e delle istituzioni. Eppure, la conquista del potere dei talebani sembra aver ridato fiato a un movimento che ha negli anni appoggiato persino i fondamentalisti islamici nella critica all’Occidente e al capitalismo.
Per prima cosa non si possono certo mescolare le posizioni pacifiste portate avanti, tra gli altri, dal fondatore di Emergency Gino Strada, recentemente scomparso, con gli attacchi intransigenti di quella parte di persone che, nella critica all’imperialismo, ha trovato alleati in qualsiasi Stato o movimento si opponga al “Satana” americano. L’Iran, Hamas, persino la Corea del Nord. E adesso, nuovamente, i fondamentalisti islamici.
Non importa, come, appunto, nel caso dei talebani, se si tratta di tagliagole, di terroristi che uccidono e opprimono i popoli. È sufficiente definirsi come nemico dell’Occidente per ottenere una sorta di patentino di legittimità. Con un’operazione analoga a quella del negazionismo. E in effetti, è proprio da questi ambienti che la critica a Israele si è tradotta in posizioni al limite dell’antisemitismo.
Ecco allora che a poche ore dalla riconquista talebana di Kabul, su alcune pagine Facebook si tornava ad esultare, come ai tempi della strage di Nassiriya. Quando la legittima contrarietà alla guerra e all’intervento militare italiano per alcuni fu letta come sufficiente per “sperare” nella morte dei militari connazionali. La maggior parte proviene dalle frange più estreme della sinistra antagonista o dell’anarchismo. Non a caso il monumento danneggiato si trova a Torino. Qui è molto forte quella comunità, come hanno dimostrato in passato numerosi disordini.
Con lo sviluppo dei social network, che vent’anni fa non esistevano, i sostenitori dei talebani hanno trovato un nuovo canale di protesta. E, infatti, sulla pagina Facebook del Partito marxista-leninista di Firenze in un post si leggeva un comunicato molto esplicativo. Gli autori si complimentavano con i talebani per la “smagliante vittoria antimperialista” e festeggiavano per la “bruciante e storica sconfitta dell’imperialismo americano”.
Una posizione, ovviamente, duramente criticata anche dai sostenitori della sinistra più tradizionale. Facebook ha annunciato che da ora in poi oscurerà contenuti simili a sostegno dei talebani. Attirandosi le accuse di filo imperialismo da parte dei movimenti antagonisti, come era da immaginarsi.
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