Lo stato di emergenza legato al Coronavirus perdurerà in Italia fino al prossimo 15 ottobre, come comunicato da Giuseppe Conte in Senato nel pomeriggio del 28 luglio. Un provvedimento che il Premier ha definito “inevitabile”. Sono diversi i motivi alla base di questa decisione. Vediamo di analizzarli e di comprendere quali saranno le concrete conseguenze nella vita di ogni giorno dei cittadini d’Italia.
Il primo, e più evidente, ha strettamente a che fare con il lavoro. E vale sia per il settore pubblico che per il privato. Con lo stato di emergenza prolungato fino al 15 ottobre, gli uffici continueranno a lavorare in smart working. La situazione potrebbe cambiare dopo tale data, ma i nuovi criteri saranno da fissare insieme ai sindacati. Va però detto che diverse aziende hanno già preso la decisione di consentire il lavoro da casa per tutta la durata del 2020, indipendentemente da come proseguirà l’emergenza Coronavirus. In questo modo i contatti interpersonali saranno limitati allo stretto necessario, senza interrompere le attività lavorative o quelle degli uffici.
Riguardo alla scuola, le varie date di ripresa dell’anno scolastico sono già ampiamente note e la ministra Lucia Azzolina le ha ribadite in queste ore. Lo stato di emergenza permetterà però di effettuare le gare per l’approvvigionamento di materiale per le scuole con procedure semplificate e accelerate (a prezzi però calmierati). Stiamo parlando di mascherine, guanti, dispenser per disinfettanti, ma anche test sierologici e i tanto criticati banchi. Il Comitato Tecnico Scientifico sarà responsabile di fissare le regole da attuare in caso di contagio in classe di docenti o magari studenti. Nel frattempo andranno preservati il diritto alla concorrenza e l’interesse pubblico dei bandi, pena l’annullamento delle concessioni.
Da sottolineare le limitazioni che restano in vigore in tema di viaggi. Sono diverse le nazioni europee e non solo dalle quali non sarà possibile recarsi in Italia. Le ha già evidenziate il ministro della Salute, Roberto Speranza, in una ordinanza. Si tratta di Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù e Repubblica Dominicana. Lo stato di emergenza potrebbe, però, anche ricomprendere la più vicina Spagna (sempre più considerata “Paese a rischio”). Chi proviene da Romania e Bulgaria sarà invece sottoposto a quarantena obbligatoria.
Di conseguenza, anche gli stranieri in ingresso in Italia saranno sottoposti a controlli più stringenti. Sin dal 29 luglio, infatti, chi arriva sul nostro suolo nazionale dall’estero a bordo di pullman può essere sottoposto a tampone. Lo stato di emergenza impone anche l’utilizzo di una nave da mille posti, dove saranno sistemati gli stranieri che devono effettuare la quarantena. La gara per reperirla può svolgersi con criteri di urgenza per averla a disposizione quanto prima. Anche la gestione dei temi su migranti e emergenza sanitaria potrà avvenire con criteri più rapidi e snelli.
Infine, i temi del tempo libero. I prossimi mesi vedranno il ritorno delle partite a porte aperte, dei concerti aperti al pubblico, senza dimenticare le elezioni. Si voterà infatti per le regionali e per il referendum il 20 e il 21 settembre. Alcune norme saranno modificabili in tempi rapidi grazie allo stato di emergenza, come l’utilizzo della matita copiativa al seggio, o il controllo degli ingressi agli impianti sportivi. Il tutto sempre garantendo alcuni obblighi, come quello della mascherina in luoghi al chiuso o senza distanziamento sociale. Sarà quindi il monitoraggio settimanale, compilato sulla base della curva epidemica e di 21 indicatori dalle Regioni, a stabilire quando l’Rt del contagio raggiungerà il tanto atteso livello 0.
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