Dopo tante traversie, durate anni e anni, la Roma ha il suo progetto per costruire un nuovo stadio di proprietà. L’accordo è nero su bianco, grazie a una nota ufficiale che la stessa società giallorossa ha emesso insieme al Comune. Cambia però l’area di edificazione dell’impianto, che si sposta da Tor di Valle a Pietralata. E questo sembra confermare un trend già in corso da diversi anni: l’idea che gli stadi italiani si stiano progressivamente spostando dal centro città alla periferia sembra infatti una piccola leggenda metropolitana. Se non addirittura un falso mito.
Iniziamo dalla notizia più recente, tanto più che è completamente ufficiale. “Roma Capitale prende atto positivamente della volontà da parte della società giallorossa di presentare nelle prossime settimane al Campidoglio uno studio di fattibilità per la realizzazione di uno stadio su un’area comunale nella zona di Pietralata“, ha scritto il Comune. E si dà il caso che il nuovo quartiere scelto per l’opera sia comunque periferico rispetto al centro città, ma leggermente più vicino rispetto a Tor di Valle. In quel caso si era a sud e in questo a nord-est. Sta di fatto che la vecchia soluzione distava più di 11 km dal Campidoglio, la nuova supera di poco gli 8.
Una soluzione che a lungo è sembrata accomunare Roma con Milano. Inter e Milan hanno infatti valutato per anni la migliore soluzione per salutare San Siro edificando un proprio stadio di proprietà. Tutte le soluzioni che le due società meneghine hanno esplorato prevedevano uno spostamento fuori città (incluse alcune ipotesi addirittura fuori provincia). Solo nel 2013 il Milan fu a un passo dal via libera a un progetto nel nuovissimo quartiere del Portello, equidistante dal centro ma più pratico da raggiungere. Non se ne fece nulla. Abbandonate le opzioni periferiche, si decise quindi di costruire un nuovo impianto nella stessa zona dello storico Meazza (con mille polemiche annesse). Solo nelle ultime settimane sta tornando attuale l’opzione Sesto San Giovanni. Ma resta tutto da vedere.
E le altre? Partiamo da chi uno stadio di proprietà già lo possiede e vediamo come si è mosso. Prima della lista è inevitabilmente la Juventus, con il suo Allianz Stadium. Che come noto era in precedenza il Delle Alpi, di proprietà del Comune di Torino. Già nei primissimi anni del 2000 il club bianconero espresse a più riprese la volontà di acquistarlo e rifarlo, spiegando che senza il sì del Comune si sarebbe spostato fuori città. Come sappiamo, non avvenne. Situazione in sostanza analoga per l’Atalanta, che però andò anche oltre. I progetti per un nuovo impianto ai confini della città (uno a Grumello del Piano, uno a Zanica) furono anche presentati. Alla fine, però, la Dea rilevò dal Comune di Bergamo il vecchio Atleti Azzurri d’Italia e lo trasformò nel Gewiss Stadium. Non è di proprietà del Cagliari ma del Comune, invece, l’Unipol Domus. Ma la società isolana è tornata in città dopo aver provato a uscirne con lo sfortunato esperimento di Is Arenas, a Quartu Sant’Elena.
Riguardo a chi invece il nuovo stadio deve ancora costruirlo (e in certi casi approvarlo), la tendenza non cambia. La Fiorentina pensava di spostarsi in zona Castello con un nuovo impianto (8 km più lontano dal centro di Firenze), poi in zona Mercafir (circa 9 km). Infine ha approvato il restyling dell’Artemio Franchi a Campo di Marte. A Bologna per decenni si è valutato di lasciare lo storico (e stupendo) Dall’Ara per eventi cittadini e spostare il club rossoblù fuori città. Anche in questo caso, invece, si è alla fine giunti a un ambizioso progetto di riqualificazione. Preservando però Torre di Maratona e le parti architettonicamente protette della struttura di via Andrea Costa. Aspetta anche il Palermo, che nel corso dei decenni ha visto naufragare ben sette proposte per un nuovo impianto. Con la nuova proprietà sarà la volta buona?
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