Sulla questione degli stadi riaperti interviene il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo. Secondo il rappresentante del Comitato tecnico scientifico, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, riaprire al pubblico gli impianti sportivi in questo momento non dovrebbe essere una priorità. “A chi preme per riapre gli stadi vorrei ricordare le conseguenze drammatiche che ha avuto Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso”. La partita a cui Miozzo fa riferimento è quella di Champions League giocata a San Siro pochi giorni prima del lockdown, seppur disputata senza alcun minimo di precauzione.
″È vero e questo è un aspetto positivo per il ritorno alla normalità, ma oggi l’apertura è ostacolata da almeno tre problemi. Il primo è la vicinanza tra le persone, il momento in cui si esulta, quello in cui si protesta. Poi ci sono gli ingressi, quando ci si accalca alle biglietterie e ai varchi di accesso, e il deflusso. Aprire con più di mille spettatori è in questo particolare momento impensabile, il mondo del calcio è troppo importante per il nostro Paese, in previsione di una graduale apertura sarà necessario verificare gli effetti che questi eventi possono causare sulla curva e su quel maledetto indici di trasmissione Rt che a noi preme mantenere sotto controllo. È importante seguire le esperienze degli altri Stati dell’Ue”.
Un plauso invece del Cts alla scelta del Regno Unito di rinviare il momento degli stadi riaperti. Più saggia infatti è stata, secondo il Comitato tecnico scientifico, la decisione della Gran Bretagna di voler posticipare il ritorno dei tifosi negli stadi, così come quella presa dalla Germania che ha aperto gli stadi al 20% del pubblico ma si è lasciata una riserva di valutazione. Anche se il ministro Speranza “conosce perfettamente la situazione” e “ha ben chiari i rischi”, Miozzo è preoccupato per una decisione che potrebbe portare a dei passi indietro il paese.
“Vanificare gli sforzi fatti finora sarebbe da incoscienti. Ricordiamoci che cosa è successo quest’estate con la riapertura delle discoteche. Le Regioni sono andate in ordine sparso e alla fine il governo è stato costretto a chiudere tutto. Io posso dire che l’indicazione di non far svolgere gli eventi sportivi ha avuto, per noi, lo stesso effetto del divieto per i funerali perché si privano i cittadini di momenti importanti per la nostra vita, celebrare momenti di gioia o di dolore. Ora però dobbiamo occuparci di altri aspetti fondamentali per la comunità e la priorità assoluta, quantomeno per noi tecnici, è la scuola”.
Miozzo è d’accordo con il patto sociale invocato da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, in base al quale si chiederebbe ai giovani massima prudenza per evitare una drastica risalita dei contagi. Questi ultimi sono in aumento, ma per adesso non c’è alcun allarmismo per Miozzi. “Ci potranno essere nuove zone rosse, ma la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive è al momento ancora sotto controllo. Per questo dico che non bisogna prendere decisioni azzardate, soprattutto in coincidenza della ripresa autunnale. Il freddo ci imporrà di rimanere molto di più nei luoghi chiusi con minor ricambio di aria e ciò favorisce la circolazione del Covid”.
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