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“Il Covid ci ha dato una lezione incredibile. Ci ha insegnato che c’è il diritto alla salute. Nel 2020 abbiamo messo in campo 10 miliardi, ora con il Pnrr ci sono 20 miliardi da investire sul Servizio sanitario nazionale. Davanti a questo prezzo enorme che i cittadini hanno pagato al Covid, se c’è qualcosa su cui davvero bisogna mettere risorse è proprio la Sanità, il Servizio sanitario nazionale”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo oggi al meeting di Rimini.
“La lezione del Covid ci ha detto che non è un ufficio di bilancio che ci dice quanto diritto alla salute si deve tutelare. Il diritto alla salute è la cosa più importante che abbiamo e dobbiamo difenderlo con il coltello tra i denti – ha aggiunto -. Dobbiamo difendere il nostro modello di servizio sanitario. L’articolo 32 della Costituzione indica la strada: che cosa serve, dove bisogna andare. In questo articolo c’è il più forte e significativo programma che si possa mettere in campo”.
“L’universalità del Ssn significa che se un essere umano sta male non conta quanti soldi ha, il colore della pelle, dove è nato, conta che venga curato. Da questo principio alla realtà ovviamente ne passa – ha proseguito Speranza –, ma dobbiamo lavorare ogni giorno per avvicinare questo principio alla vita delle persone. E bisogna ricominciare a investire per stare vicino a queste parole”.
Il ministro ha poi continuato dicendo che “nessuno si salva da solo, non ce la fai. O ci salviamo tutti insieme o non si riesce. La partita dei vaccini ci riguarda tutti proprio per questo, non possiamo immaginare che intorno ai vaccini si consumi una terrificante disuguaglianza. Se non aiutiamo tutti i Paesi del mondo a vaccinarsi, altre varianti arriveranno, è nostro interesse fare in modo che il vaccino arrivi a tutti”.
Speranza ha poi voluto ringraziare “tutti gli operatori sanitari che in questo anno e mezzo hanno fatto un lavoro durissimo“. “E questo non dobbiamo dimenticarlo mai – ha detto -. Un nuovo Servizio sanitario nazionale non può che partire proprio dagli operatori sanitari. In questi mesi ho vissuto una contraddizione: da un lato la retorica degli eroi, dall’altro una norma che è stata una camicia di forza perché per 15 anni ha congelato la spesa che le Regioni e le Asl potevano fare per gli operatori sanitari”.
“Quando diciamo che dobbiamo aprire una nuova stagione di investimenti, poi bisogna avere la forza di cambiare queste norme – ha ribadito -. La partita che riguarda il personale”. Infine, il ministro Speranza ha concluso sottolineando che “puoi comprare i camici, le mascherine, i respiratori, ma un medico o lo formi o non ce l’hai. Le borse finanziate negli ultimi anni erano meno della metà di quelle finanziate oggi. Non ci possiamo permettere di formare dei medici che se ne vanno perché all’estero ci sono condizioni migliori e vengono pagati meglio”.
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