Smart working, il nemico di bar e ristoranti: “Perso il 90% dei clienti”

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Tra le categorie più colpite dalla crisi del Coronavirus c’è quella dei lavoratori dei bar e dei ristoranti, che faticano a rialzare la testa anche a causa della perdita dei clienti che lavorano da casa in smart working e non si recano più in ufficio.

Niente turisti: Circo Massimo in ginocchio

Al centro di Roma, in zona Circo Massimo, ciò si aggiunge all’attuale mancanza di turisti: “Il lavoro è calato tantissimo. Non solo per il fatto che ci mancano i turisti, che sono la nostra fonte principale di lavoro, ma anche perché quei pochi uffici che ci sono stanno adottando lo smart working. Noi siamo aperti. Ci proviamo, facciamo del nostro, ma è molto dura“, ha spiegato una barista.

Ospitavamo persone che lavorano presso gli uffici del Comune e uffici privati. Ovviamente lavorando in smart working adesso abbiamo perso 2/3 della clientela. Dove prima ne avevo dieci insieme, adesso ce ne ho uno o due per ogni giorno. Non c’è clientela, anche i lavoratori vengono in ufficio un giorno a settimana“, aggiunge un’altra ristoratrice.

Lo smart working piega il quartiere Eur

Nel quartiere Eur, sede di moltissimi uffici, la crisi si fa sentire in modo ancora più grave, come evidenziato dal gestore di un bar-tavola calda. “Non si fanno più pranzi di lavoro, e quindi non c’è quasi più motivo di essere aperti nella fascia del pranzo. Avevamo 30-40 persone al giorno, ora se arriviamo a 5 è tanto. Non c’è nessuno“, si lamenta. E lo stesso avviene in un’altra struttura vicina: “Gli uffici sono completamente vuoti. Ci sarà un 20% di impiegati, che magari lavorano anche part time. Stiamo perdendo dal 90 al 95% del fatturato rispetto all’anno scorso. Venivano un centinaio di persone a pranzo, adesso 10-20 nei giorni in cui c’è tanta gente. Abbiamo dovuto operare tagli al personale, e operiamo con le risorse familiari“.

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