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Mamma di due figli alle elementari, lavoratrice nel mondo delle produzioni cinematografiche: due vite a tempo pieno in una per Iliana. Da lunedì 15 marzo il Lazio è entrato in zona rossa, questo ha comportato la chiusura di tutte le scuole e quindi la didattica a distanza per tutti. Cosa significa per le mamme lavoratrici già alle prese con lo smart working? Tanta fatica.
Le differenze con il lockdown dell’anno scorso
“Sto seguendo una produzione cinematografica, quindi sarebbe pure difficile riuscire a prendersi un congedo. Dalle 10 alle 18 sono reperibile quindi devo rispondere alle mail e alle telefonate“, racconta Iliana. Che oltre alle difficoltà dello smart working deve fare i conti anche con le esigenze della sua famiglia e della sua casa.
“Durante il lockdown dello scorso anno c’era molto ottimismo, la frase ‘andrà tutto bene’ e soprattutto il mio settore era fermo. Quindi la situazione era più facile da gestire e riuscivo a seguire bene la didattica a distanza di mia figlia. Ora invece anche il piccolo ha iniziato la prima elementare, a settembre. Anche lui sta facendo la Dad ed è molto più difficile“, spiega Iliana. Che oltretutto ha dovuto iniziare a lavorare in smart working con ritmi molto più complessi da sostenere.
Iliana e la vita in smart working: “Non si riesce a fare tutto”
Le difficoltà sono tante e quotidiane. Anzi, costanti. “Io per 2-3 ore al giorno, durante il mio smart working, non posso effettivamente lavorare o comunque lavoro male perché devo seguire lui. E oltre al mio lavoro e all’istruzione dei miei figli devo occuparmi della cura della casa e tutta una serie di questioni da sola. Perché il mio compagno sta lavorando fuori e in questo momento non è presente“.
In questo momento, quindi, urge una soluzione. “La ministra Bonetti dice che se si è a casa in smart working si può gestire benissimo la famiglia, i figli e la Dad. Non è vero. Perché se io seguo i miei figli non posso lavorare e viceversa. Quindi ci sarebbe bisogno di un bonus che le famiglie possono gestire con casa, figli e lavoro. E non sono i 100 euro a settimana“, è l’appello di Iliana.