Silvia Romano, il ritorno a casa e la conversione: “Ora mi chiamo Aisha”

Silvia Romano è tornata in Italia e a Roma, dopo 18 mesi trascorsi in prigionia in una zona non lontana da Mogadiscio, la capitale della Somalia. Era stata rapita in un villaggio del Kenya, dove lavorava come cooperante volontaria. “Sto bene, per fortuna. Sto bene sia fisicamente che mentalmente“: erano state le sue prime parole, non appena atterrata a Ciampino. E nel frattempo è arrivata la conferma della sua conversione all’Islam e anche di un cambio di nome: Silvia ora si chiama infatti Aisha.

Il racconto di Silvia Romano

Mi sono convertita all’Islam ed è stata una mia libera scelta“, ha detto Silvia Romano agli 007 dell’Intelligence italiana, come spiega ‘Rai News’. La giovane ha anche aggiunto di non aver subito violenze dai suoi rapitori e di essere “stata trattata sempre bene“. Quest’ultimo virgolettato è stato messo a verbale. Significativa anche la scelta del nuovo nome: Aisha. La cooperante ha infatti scelto il nome della figlia di Abu Bakr, primo califfo islamico, sposa prediletta di Maometto.

Mi avevano assicurato che non sarei stata uccisa. E così è stato“, ha spiegato Silvia Romano ai magistrati della Procura e agli investigatori del ROS. “In questi mesi sono stata trasferita spesso e sempre in luoghi abitati, alla presenza degli stessi carcerieri. Mi hanno portato in varie case, mi rinchiudevano nelle stanze ma mai da carcerata“, ha aggiunto. Il rapimento è avvenuto a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi in Kenya. Nel corso della prigionia Silva è poi finita in Somalia, forse nelle mani di un gruppo islamista legato ad Al-Shabaab. Il lungo trasferimento è avvenuto in parte a piedi e in parte in moto.

Le letture e la conversione

A proposito della conversione all’Islam, Silvia Romano ha spiegato: “Si tratta di una mia libera scelta. Non c’è stata nessuna costrizione e non ho subito violenze. Non è vero nemmeno che sono stata costretta a sposarmi. A metà prigionia ho chiesto e ottenuto di poter leggere il Corano e mi hanno accontentata“.

Secondo quanto racconta ‘Rai News’, fonti investigative non escludono che possa “trattarsi di una situazione psicologica legata al contesto in cui la ragazza ha vissuto in questi 18 mesi, non necessariamente destinata a durare nel tempo. Ci sono stati altri casi in passato“.

L’emozione del ritorno

Ora voglio solo passare tanto tempo con la mia famiglia. Sono felicissima di essere tornata dopo tanto tempo. Grazie“, erano state le prime parole di Silvia Romano appena atterrata a Ciampino. La giovane si era presentata indossando un jilbab, abito tradizionale indossato dalle donne in Kenya e Somalia, con il capo coperto. A causa della situazione sanitaria in corso, indossava invece guanti sulle mani e mascherina sul volto.

Silvia Romano si era brevemente intrattenuta con il Premier Giuseppe Conte e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Ciampino. Come imposto dai dispositivi anti Coronavirus, li aveva salutati toccando loro i gomiti. Presenti anche i genitori e la sorella, con cui ovviamente la cooperante si è lasciata andare a lunghi e commossi abbracci.

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