E’ atterrata puntualissima attorno alle 14.00 Silvia Romano, la giovane cooperante milanese rapita in Kenya 18 mesi fa e liberata nelle scorse ore dai servizi italiani in compartecipazione con i colleghi turchi e somali. Scesa in abiti islamici e rigorosa mascherina dalla scaletta del Falcon dell’Aeronautica Militare, Silvia ha dopo pochi secondi mostrato il suo enorme sorriso alla stampa presente, prima di imbattersi in un abbraccio pieno di gioia da parte dei genitori, Enzo e Francesca.
Ad attendere il rientro in patria della nostra connazionale, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro agli Affari Esteri, Luigi Di Maio, compostamente al proprio posto durante i lunghi abbracci di Silvia ai suoi familiari. Proprio il Presidente del Consiglio, nella giornata di ieri, era stato il primo ad annunciare la liberazione della giovane dai suoi sequestratori.
Non ha colpito l’abbigliamento di Silvia, atterrata come detto in abiti somali, completamente coperta eccetto il volto. Già dall’ambasciata italiana in Somalia, infatti, era stato annunciato questo aspetto rinviando però qualsiasi ipotesi di conversione – forzata o meno – alla religione islamica da parte della cooperante. “Sono stata forte” aveva detto Silvia una volta raggiunto il compound delle forze internazionali, dopo la sua liberazione.
Una volta atterrata a Ciampino, la ragazza è stata condotta dai pm che la interrogheranno per far luce sui suoi 18 mesi di prigionia.
Di cui, tuttavia, qualcosa già si sa. Rapita il 21 novembre 2018 da otto banditi locali all’orfanotrofio di Chakama, in Kenya, Silvia Romano ha raggiunto ben presto la Somalia, dopo essere stata venduta al gruppo terroristico di Al Shabaab. Ha cambiato, quindi, tre luoghi di prigionia, Silvia, prima di essere liberata, vivendo 18 mesi drammatici. Non è un mistero, infatti, che la giovane abbia vissuto un periodo di malattia piuttosto serio, tanto da indurre i nostri servizi segreti a dubitare sul suo essere ancora in vita. E’ durante questo periodo che alcune indiscrezioni fanno registrare la conversione all’Islam.
Quello che si sa con certezza è che tre dei sequestratori – sono attualmente sotto processo, con tutti i limiti dell’iter giudiziario viste le normative per il Covid-19 vigenti nel paese somalo. Adam Omar, il quarto sequestratore considerato il più pericoloso, è stato però rilasciato su cauzione e risulta al momento latitante..
“Mi sarei aspettato di vederla più tesa e stanca, invece mi sembra abbia reagito bene a quello che le è successo”. Queste le parole di Alberto Vecchi, l’ambasciatore italiano in Somalia, testimoniate dal sorriso limpido mostrato da Silvia al suo arrivo a Ciampino.
Ma è tutta Italia a compiacersi della liberazione della giovane, con apprezzamenti bipartisan per l’operato dell’Aise e una polemica almeno momentaneamente spenta sul nascere sul riscatto pagato ai terroristi per il rilascio della cooperante milanese. Da Salvini a Bonino, da Berlusconi a Renzi, dalle rappresentanze industriali a quelle dei lavoratori, l’Italia tutta si distrae dal dramma del Covid-19 e sorride innanzi alla notizia del rientro in patria di Silvia.
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