Separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, con due Csm e con componenti scelti per sorteggio; infine l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare.
Queste sono le novità previste dalla riforma della Giustizia messa a punto dal Guardasigilli Carlo Nordio e approvata oggi dal Consiglio dei ministri. La premier Giorgia Meloni ha parlato di una “riforma giusta, necessaria e storica”, mentre l’Associazione nazionale magistrati ha espresso preoccupazione.
La replica di Nordio: “Le critiche sono il sale della democrazia. Accettiamo contributi e suggerimenti”, ma “anche loro devono accettare che la volontà popolare è sacra”. Il ddl costituzionale andrà ora in Parlamento.
Con la separazione delle carriere, ha detto la premier Giorgia Meloni, si differenzia “finalmente il percorso di chi è chiamato a giudicare i cittadini da quello di chi ha l’incarico di muovere le accuse e rendere così più equilibrato il rapporto tra difesa e accusa nel corso del processo”.
Nordio ha garantito che “la magistratura requirente è, deve essere e resterà indipendente da qualsiasi interferenza del potere esecutivo, da qualsiasi pressione di altri organismi, gode e godrà delle stesse garanzie di indipendenza della magistratura giudicante”.
La riforma prevede due organi di autogoverno della magistratura, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri. A presiederli sarà in entrambi i casi il presidente della Repubblica e ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione.
Tra le novità previste dal ddl costituzionale c’è il fatto che “sia i togati che i laici che siederanno nel Consiglio superiore della magistratura giudicante e in quello requirente saranno scelti tramite sorteggio”, spiega il Guardasigilli Carlo Nordio in conferenza stampa.
I membri laici saranno sorteggiati tra un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge.
Inoltre, ciascun Consiglio elegge il proprio vicepresidente fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.
I membri designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
L’Alta Corte è un organismo esterno al Csm, composto da quindici giudici: tre nominati dal capo dello Stato tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati con vent’anni di esercizio; tre, con gli stessi requisiti, estratti a sorte da un elenco stilato dal Parlamento; nove magistrati di cui sei giudici e tre pubblici ministeri estratti a sorte tra quelli che hanno almeno vent’anni di funzione giudiziaria.
“Avrà il compito di esprimersi sugli illeciti dei magistrati, sottraendo questa attività al CSM in modo da superare la criticità registrata finora di un sistema anche qui condizionato dal correntismo e che quindi tende a non sanzionare mai neanche le violazioni più grosse”, ha detto Meloni.
“Se prevale l’adesione alla sostanza che viene proposta dal governo e se vi sarà un confronto nel merito in Parlamento, su un testo che non è blindato ma aperto al contributo del Parlamento, non è così certo, almeno non lo è al 100%, che si arrivi al referendum. Facciamo un passo alla volta”, ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. “Trattandosi di una riforma costituzionale i tempi non saranno rapidissimi, con l’auspicio che non siano dilazionati”, ha aggiunto Mantovano.
Come detto, i tempi della riforma sono ancora lunghi. Non solo il testo dovrà partire dal Parlamento e passare da tutto l’iter di una riforma costituzionale, ma anche qualora dovesse essere approvato, l’ultimo articolo prevede che Camera e Senato formulino le leggi più dettagliate sul Csm e sulle procedure disciplinari “entro un anno”. L’aspettativa, quindi, è che difficilmente la riforma – anche se procedesse senza intoppi – potrà entrare in vigore prima del 2026.
Anche per questo, l’Associazione nazionale magistrati ha contestato i tempi rapidi con cui il testo è stato approvato. Solo martedì, si era svolto un incontro al Quirinale tra il presidente Mattarella e il ministro Nordio.
Dopo il faccia a faccia ci sarebbero state diverse modifiche al testo, che comunque è poi arrivato già mercoledì al Cdm, in tempo per le elezioni. L’Anm ha scritto in una nota che la “logica di fondo” del ddl segue una ” volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria”, portando a una “riforma ambigua che crea un quadro disarmante”.
Le critiche si rivolgono soprattutto allo “svilimento del ruolo e della funzione di rappresentanza elettiva dei togati del Csm”, e alla decisione di sottrarre le “prerogative disciplinari” che vengono affidate a una nuova Alta corte.
Il timore dei magistrati è che la nuova riforma abbia l’intenzione di indebolire la categoria, togliendole indipendenza e mettendo le basi per un controllo del governo sulla magistratura.
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