Dad o non Dad? Questo è il dilemma. Per nove regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta) e per la Provincia autonoma di Trento, quella di oggi è l’ultima giornata di lezione prima delle vacanze di Natale. Tutti gli altri chiuderanno i libri all’antivigilia. Ma la serenità che di solito contraddistingue questo tipo di giornate scolastiche è inevitabilmente minata dalla crescita della curva dei contagi e dal possibile ritorno alla didattica a distanza.
La possibilità di un ritorno in Dad, ventilata dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ha già alimentato le prime polemiche in un settore già provato, a livello non solo di qualità delle lezioni ma anche dal punto di vista della socialità fra coetanei, da due anni solari a dir poco difficili.
L’inizio della campagna vaccinale riservata ai bambini dai 5 agli 11 anni, però, al momento non sembra sufficiente per spegnere le voci di un ritorno alla Dad. “Dipenderà dal picco della variante Omicron – ha dichiarato Sileri -. Se arriveremo ai numeri del Regno Unito, con 100mila contagi e gran parte di questi tra la popolazione non vaccinata o non vaccinabile, quindi anche tra i soggetti più giovani, un ritardo del rientro a scuola consentirebbe un rallentamento del virus. In quel caso, potremmo non ricominciare la scuola subito“.
L’eventualità che vedrebbe gli studenti di ogni ordine e grado ricominciare le lezioni a gennaio davanti a un pc anziché di fronte a una cattedra è finora sempre stata esclusa, però, da un altro rappresentante del governo, il ministro per l’Istruzione Patrizio Bianchi.
Secondo il titolare del dicastero di Viale Trastevere, il ritorno alla didattica a distanza rappresenta una extrema ratio. Eppure, dalla Lombardia alla Sicilia, il numero delle classi in quarantena è in costante aumento. E non mancano le polemiche legate a un protocollo che subisce spesso modifiche e mette in confusione ogni componente del ‘motore scuola’.
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Quel che è certo è che l’ipotesi Dad non fa piacere a buona parte dei comitati dei genitori. Non sono dunque casuali le manifestazioni No Dad che si tengono in diverse parti d’Italia, come quella di martedì davanti alla sede della Regione Emilia Romagna, in via Aldo Moro a Bologna.
“Ci chiediamo cosa abbiano fatto le istituzioni fino ad oggi per evitare questa situazione – sostengono i referenti di Priorità alla Scuola -. Servono investimenti strutturali sull’intero sistema scolastico. In questo modo si creano studenti di serie A e studenti di serie B, divisi per altro su un sistema di valori non scolastici e decisamente opinabili”.
Manifestazioni o no, le ipotesi restano due: stringere i denti nonostante i contagi, applicando ulteriori modifiche al protocollo, o tornare tutti in Dad. Non c’è via di mezzo.
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