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Si sono dati appuntamento sotto il Miur a Trastevere per chiedere un cambio passo riguardo al mondo della scuola. Erano docenti, precari e studenti, tutti uniti da un unico grido rivolto al ministro Bianchi. Precarietà e futuro incerto sono i due pilastri portati avanti dai manifestanti. Due temi che s’intrecciano e che rendono incerto e complicato l’istruzione in Italia. “Oggi siamo qui, docenti, precari e studenti, uniti per chiedere una scuola migliore“, si sente gridare dal microfono. “Siamo con i docenti perché noi e loro non siamo nemici, tutt’altro“, ci spiega Tommaso Falcon, studente e membro dell’organizzazione ‘Osa’. “La battaglia che stiamo portando avanti è importante perché i lavoratori si sono ribellati, riuscendo ad ottenere l’internalizzazione. Oggi sono rimasti ancora più di mille posti da assegnare, ma non esce ancora il decreto per avviare il bando. Il governo conosce tutto, ma non fa nulla“, spiega Nadia Ciardiello dell’esecutivo nazionale dei Cobas.
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Una protesta simile si è svolta anche a Firenze. Davanti all’Ufficio scolastico regionale i sindacati di base, Noi Scuola e il coordinamento nazionale dei docenti precari hanno scioperato e chiesto una rapida stabilizzazione dei docenti a contratto a tempo determinato da almeno 3 anni. “Chiediamo la stabilizzazione per i docenti che hanno già maturato i tre anni di servizio” spiega Alessandra Cavazza del coordinamento dei precari. “Come dice l’Unione Europea, lo Stato è inademipiente. Un docente su tre è precario. Questo va a ledere il diritto degli studenti che necessitano di una continuità didattica. Sto facendo da diversi anni sostegno, una grande problematica delle cattedre assegnate a tempo determinato purtroppo riguarda proprio il sostegno, che dovrebbe essere una tutela per i ragazzi più fragili e in realtà si trovano a cambiare docente ogni anno o addirittura in corso d’anno“.
Riccardo Guazzini del sindacato Noi Scuola: “Chiediamo che ci sia un concorso per titoli, già fatto peraltro in passato. Io sono precario da 9 anni, ho girato circa 5 scuole e nella mia materia per potersi abilitare sono venuti fuori due o tre corsi in altre regioni, in modo che uno deve smettere di lavorare per andare in un’altra regione ad abilitarsi. Io insegno strumento musicale, il sassofono. Abbiamo conquistato una professionalità sul campo, non abbiamo lavorato perché qualcuno ci ha fatto la carità“.
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