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Tornare a insegnare per passione anche se si è in pensione. Farlo per aiutare una scuola che, forse, mai come in questo momento si è riscoperta fragile e in difficoltà. Una sorta di vocazione che ha spinto Claudio Micheli, quasi 68 anni, ex docente di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico Piero Bottoni di Milano, a tornare in aula, in mezzo ai ragazzi.
“E’ un’idea nata per caso – racconta il professore -. Un ex studente, tramite Facebook, mi ha mandato un’iniziativa di ‘NonUnodiMeno’, che intende aiutare le scuole in questo momento difficile. Perché ho accettato? Non c’è nessun motivo razionale. Per la mia psicologia a volte sento che devo fare delle scelte e in quel momento ho sentito che dovevo partecipare a questa iniziativa. Nel Liceo Bottoni ho trascorso gli ultimi 10 anni della mia attività professionale e in un certo senso ho un legame con la scuola e volevo dare il mio contributo in questo momento difficile“.
Una scelta che apre il dibattito
“Avrei preferito che rimanesse una scelta privata e personale – prosegue Micheli -. Non voglio essere un modello per altre persone“. E ancora: “La storia è stata ricondivisa da un mio amico e sulla mia decisione si è aperto un dibattito. La maggior parte delle persone si è congratulata per l’impegno, una parte, invece, mi ha accusato di portare via lavoro ai giovani e uno mi ha dato anche del crumiro. Queste critiche non tengono conto della situazione, perché la mancanza di insegnanti non viene sopperita da me. Chi ha avanzato queste critiche non ha idea di che cosa sia la scuola“.
“Insegnare è una questione umana”
La sfida principale per il professor Micheli sarà quella di riuscire a ristabilire con i propri studenti quel rapporto umano che è fondamentale per insegnare. “Insegnare a distanza è terribile perché manca il rapporto umano. Insegnare non è una questione tecnica, è una questione umana. E’ in gioco il rapporto umano“, spiega il docente. “Il mio con gli studenti si è interrotto da tre anni, potrei quasi essere il nonno dei miei studenti, riuscirò a creare un collegamento con loro? Questa per me è una sfida e spero di non fallire, sia per gli studenti, che per me“.