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L’ordinanza di chiusura degli istituti della Campania fino al 30 ottobre disposta dal presidente della Regione Vincenzo De Luca ha scatenato una nuova polemica sul tema, non soltanto a livello locale. Già il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pur rilevando la legittimità dell’ordinanza, ne ha criticato il contenuto. Ancor più vigorosa è la critica del mondo della scuola nella stessa Campania: dirigenti scolastici, docenti e personale Ata, ma anche genitori e autisti di scuolabus si sono ritrovati in piazza, a Napoli, per protestare contro la decisione di chiudere le scuole e passare alla didattica a distanza.
“È un provvedimento inaspettato. Oggi le scuole, in particolare le scuole napoletane, sono uno dei posti più sicuri del mondo – dichiarano i manifestanti -. Il problema è il trasporto. Il presidente De Luca, nella sua duplice veste di presidente della Giunta regionale e componente della Conferenza delle Regioni, dal 31 luglio ad oggi non ha utilizzato i 400 milioni disponibili per il trasporto scolastico”.
“Inoltre – proseguono –, non si è provveduto a raddoppiare le linee metropolitane e della Circumvesuviana. Non si è provveduto a sostenere la flotta degli scuolabus di Napoli. In questo momento di criticità si doveva dare una risposta significativa”.
Docenti ed educatrici sono a loro volta sul piede di guerra: “Dove sono le promesse fatte durante la campagna elettorale? – urlano durante la manifestazione -. Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre disponibilità. Da soli. Vogliamo aprire, vogliamo lavorare. Ci state togliendo la salute fisica e quella mentale”.
“Abbiamo investito i nostri ultimi risparmi per aprire in sicurezza – racconta un’insegnante – perché dalla Regione e dal governo non abbiamo ancora ricevuto i fondi sperati. La scuola è il posto più sicuro: abbiamo i gruppi bolla, sanifichiamo scarpe e vestiti all’ingresso. I dati non sono così preoccupanti. La chiusura non ha giustificazione. La dad? Uno strumento asfittico, che moltissimi ragazzi non hanno possibilità di utilizzare. Perderemo un’intera generazione”.
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Contro il provvedimento di De Luca anche Antonello Giannelli, presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi): “I contagi non arrivano dalle scuole. Il sistema è controllato. Il contagio viene da fuori. Tanto per cominciare lo scaglionamento dipende dalle scuole. Il problema è che lo scaglionamento non può essere sull’arco della mattinata. Stiamo distruggendo l’organizzazione familiare. Un’ottima soluzione sarebbe coinvolgere il settore del trasporto privato“.
“Abbiamo delle difficoltà dovute al fatto che alcune decisioni siano state prese tardi. I banchi? Arcuri aveva promesso di consegnarli tutti entro ottobre. Dai pochi dati che abbiamo sembra che siamo un po’ lontani dall’obiettivo“ ha poi concluso il rappresentante dei dirigenti scolastici italiani.
C’è chi, però, potrebbe seguire (anche se in modo diverso) l’esempio di De Luca. Si tratta di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna nonché della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, che in un intervento nel corso della trasmissione Mattino 5 ha dichiarato: “Se i contagi da coronavirus dovessero ulteriormente aumentare, per non far perdere l’anno scolastico ai ragazzi le soluzioni sono due: o si introduce la didattica a distanza o si differenziano gli orari della scuola”.
“De Luca? Avrà avuto i suoi buoni motivi – ha poi aggiunto Bonaccini -. Io sono tra quelli che difendono la scuola in presenza, poi però se c’è il virus hai anche genitori che sono preoccupati del possibile contagio. Mezzi pubblici? Non ne abbiamo: qualcuno ce li mandi con risorse aggiuntive ai sindaci oppure diventa impossibile. Bus da turismo per gli studenti? Non sono uguali ai mezzi delle città. Soluzione possibile, ma servono risorse per gli enti locali“.
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L’esecutivo sembra però condividere il parere di Giuseppe Conte. In particolare, la ministra delle Politiche agricole e forestali, Teresa Bellanova, ha dichiarato a margine di un incontro sulla lotta a ecomafie e caporalato: “Sono assolutamente contraria alla chiusura delle scuole. Bisogna fare ogni sforzo per permettere la partecipazione dei ragazzi e dei bambini al percorso formativo”.
“Quando si chiude una scuola c’è chi ha danno doppio – ha aggiunto Bellanova –, i figli delle famiglie con meno risorse. Si distrugge la vita a quei bambini e a quei ragazzi. Per i figli degli ultimi il pezzo di carta è il passaporto per poter competere nella vita. Spero che si trovino gli strumenti per conciliare diritto alla salute con diritto alla formazione“.
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