Da poche ore, dopo oltre sei mesi di stop, milioni di studenti sono tornati a scuola. Le nuove regole per far ripartire la didattica frontale ai tempi del Coronavirus stravolgeranno la vita quotidiana in aula. Con difficoltà soprattutto nella primaria e nell’infanzia, dove gli insegnanti hanno a che fare con fasi importanti dello sviluppo educativo del bambino. Come ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel videomessaggio al mondo della scuola di oggi, “disagi e difficoltà” dovranno essere messi in conto. Almeno in una prima fase. “Saremo al vostro fianco”, ha detto il capo del governo.
Il tanto declamato 14 settembre, quindi, è arrivato. 5,6 milioni di studenti sono rientrati in classe, ma all’appello ne mancano circa 2,7 milioni, tra Friuli-Venezia Giulia, Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna. A questi si aggiungono alcuni centri della Liguria, un terzo delle scuole del Lazio e primarie e medie della Sicilia che, invece, hanno posticipato l’avvio delle lezioni al 24 settembre, dopo le elezioni. Sarà una ripartenza con qualche incognita, perché ci sono ancora alcune questioni che non sono state risolte. A partire dalla consegna dei tanto discussi banchi monoposto a rotelle e delle mascherine. Anche se su questo punto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha rassicurato che questi punti verranno risolti in poche settimane. Inoltre c’è anche il problema del distanziamento da tenere in aula e della somministrazione del test sierologici a docenti e personale tecnico.
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“Sono spaesata, dopo tanto tempo che studiamo da casa è una gioia tornare sui banchi e parlare dal vivo”. “Sono emozionato ma un po’ in ansia per questo nuovo inizio, non conosco i miei nuovi compagni”. A parlare sono i ragazzi del Liceo Gioberti di Torino, che oggi affronteranno il primo giorno delle superiori con mascherine e distanziamenti, ma in presenza. “È una sorpresa iniziare dal primo giorno in presenza, non ce lo aspettavamo”, dicono i genitori, emozionati almeno quanto i figli. “Siamo tranquilli, lei è molto coscienziosa, confidiamo che dove non arrivino i suoi compagni arrivi lei”. “Bisogna ripartire, avere coraggio”.
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“Ci alleniamo, verifichiamo. Per le prime due settimane ci siamo organizzati per garantire alle prime e alle seconde di frequentare le lezioni in presenza, mentre il triennio fa la didattica a distanza da casa in orario pomeridiano, questo perché ancora non abbiamo ricevuto i banchi monoposto”. La preside del Liceo Gioberti di Torino, Miriam Pescatore, racconta il primo giorno di scuola. “Saremo poi sede di seggio, quindi ci sarà una pausa forzata. Dal 28 settembre andremo a regime con tutti gli studenti in presenza, si parla di 1300 alunni. La temperatura? Abbiamo preferito misurarla noi, in via sperimentale perché stiamo verificando quanto tempo occorre, stamattina su 500 studenti ci abbiamo messo 20 minuti, valuteremo se è il caso di continuare così o passare alle autodichiarazioni”.
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Dopo più di sei mesi torna a suonare la campanella nelle scuole italiane (le lezioni non sono più state in presenza dal 5 marzo in tutta Italia). Anche al Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Milano gli alunni hanno ripreso oggi lezioni in aula. “Gli studenti si alterneranno in aula grazie alla didattica digitale integrata. Metà una settimana e l’altra metà la settimana successiva. Chi resta a casa segue le lezioni in streaming“, spiega la professoressa Tiziana Calciolari. “Abbiamo due ingressi separati e si entra scaglionati con obbligo di mascherina. Si igienizzano le mani, si misura la temperatura e si entra in aula”.
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È iniziata nel migliore dei modi la stagione scolastica nel Liceo Scientifico Kennedy di Roma. Oggi sono entrate solo le prime classi accolte in cortile per il tradizionale “welcome”. Gli alunni vengono controllati all’ingresso, i genitori consegnano le autocertificazione e subito dopo l’accoglienza gli alunni vengono portati in classe mostrando loro i percorsi obbligati (per entrare e per uscire) imposti dalle norme covid. In aula, i banchi sono stati sostituiti da sedute monoposto con la ribaltina.
“Siamo felicissimi di riaprire, oggi stiamo per ospitare le prime classi in tre turni con la tradizionale cerimonia di accoglienza. Al momento sta andando tutto bene, siamo contenti di essere qui. Noi siamo la scuola che ha progettato il modello Dada e pensavamo già alle sedie con la ribaltina, le altre sedie ordinate non sono arrivate ma arriveranno insieme alle mascherine. Abbiamo chiesto però ai ragazzi di venire già muniti visto che molti arrivano qui con i mezzi pubblici. Abbiamo due aule covid separate dal resto della scuola, c’è un referente con persone formate appositamente, gli alunni verranno accompagnati secondo procedura. Speriamo di non doverne fare uso”. Così, Lidia Cangemi dirigente del liceo scientifico Kennedy di Roma.
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Non sono nemmeno le 8 di mattino quando a Codogno iniziano a vedersi i primi “School Bus” gialli. È il primo giorno di scuola anche per loro, e infatti, dalle loro parole, traspare emozione e speranza. “Sono due giorni che non dormo per la tensione”, ci racconta uno di loro, “sono emozionatissimo, come i bambini che ho portato questa mattina sul mio pullmino. Dei bambini di prima elementare, che anche loro raccontando agli amici, hanno detto di non aver chiuso occhio per l’emozione del primo giorno di scuola”. Un segnale importante per tutta Codogno, come racconta un altro guidatore: “Noi con Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona siamo stati martoriati da questo Coronavirus. Però ora bisogna assecondare la gioia e la speranza dei bambini che ho visto oggi; dopo tante lacrime è giusto vedere l’arcobaleno nel nostro futuro”.
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“Questo primo giorno di scuola è dei ragazzi, non del presidente Conte. Il figlio è un bambino come tutti. Abbiamo lavorato tantissimo, sono stati mesi durissimi, apriamo questo portone con un cuore gonfio di speranza nei confronti dei ragazzi”, così un po’ emozionata Giorgia Clementi presidente del consiglio di istituto ‘Belli-Col di Lana’ di Roma, zona Prati. È il primo giorno di scuola, oggi, anche per il figlio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Niccolò che frequenta questo istituto. Conte però, atteso dai giornalisti, non si è fatto vedere davanti ai cancelli. “È una figura che deve restare un po’ in secondo piano, va a tutela del figlio”, ha commentato la dirigente Carla Costetti. Purtroppo ci sono ruoli in cui non si può esercitare l’essere genitore con le libertà che uno vorrebbe”. Nessuno polemica sui banchi di Arcuri ancora non arrivati: “Non ci sentiamo lasciati soli dallo Stato ma è una fase complicata”.
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Per alcuni istituti di Roma il primo giorno di scuola post Covid è stato rimandato a data da destinarsi. È successo agli alunni della scuola dell’infanzia Artom cui la dirigente ha indicato il 24 settembre come probabile data di apertura. All’origine dei problemi, che ha portato i genitori in protesta fin sotto l’assessorato alla Scuola della Regione Lazio, la decisione presa “in autonomia” dal Municipio di accorpare all’istituto altre quattro classi di un’altro istituto del quartiere Monteverde che verrebbero ospitate in due aule recuperate nel ballatoio della scuola. Decisione contestata dai genitori e accolta ora anche dal Municipio: “La soluzione adottata dall’istituto ci ha detto l’assessore”, ha spiegato Massimo Romano rappresentante dei genitori, “non è conforme alle norme di sicurezza della struttura e non risponde ai criteri di distanziamenti previsti dalle norme sanitarie quindi non verrà applicata”.
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