Scuola, manifestazione davanti al ministero: “Da voi solo promesse”

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È il giorno della riapertura delle scuole. E studenti, professori e genitori riuniti sotto la sigla “Priorità alla scuola” si sono dati appuntamento a Roma, all’esterno del ministero dell’Istruzione. La manifestazione nasce per chiedere un “un rientro in sicurezza” e denunciare “i ritardi del Governo sugli interventi nei trasporti e nelle infrastrutture scolastiche“.

La scuola si mobilita: le richieste al Governo

Lo diciamo dalla fine della fase 1. Servono investimenti. Non possiamo tornare a scuola con una politica fatta solo di promesse e di parole. Noi vogliamo tornare in aula, ma purché ci siano le condizioni per farlo“, sono le istanze presentate al Miur con tanto di megafono. Tra le scritte esposte dai manifestanti si legge “Dove sono i fatti? Scuole e trasporti sicuri“, “Vogliamo certezze” e “Anziani a casa, giovani a scuola“.

Quindi arriva una spiegazione più ad ampio raggio sui motivi che hanno indotto i manifestanti alla mobilitazione: “Noi siamo qui davanti al ministero perché da quando è finita questa pandemia [intende la Fase 1, ndr] chiediamo di ripensare globalmente alla scuola. Noi chiediamo un rientro in sicurezza. Oggi è una giornata simbolica, quella in cui saremmo dovuti rientrare tutti in classe dopo tre mesi di didattica a distanza“.

Anche i genitori in piazza: “Mio figlio disperato”

Nel mirino dei manifestanti c’è quindi l’esecutivo. “Ancora una volta il Governo ha posticipato questa decisione, spostandola all’11 gennaio. Come se in poche ore si potessero risolvere tutti i problemi che ci hanno costretti a restare a casa”, spiega il rappresentante del collettivo “Priorità alla scuola”.

Segue un’analisi sui fatti degli ultimi mesi: “Il vero problema è uno. Noi contestiamo che non c’è e non c’è stata una vera volontà politica di farci tornare a scuola. Il governo ci ha detto che ci avrebbe garantito un rientro in sicurezza, ma non è successo“. In piazza anche alcuni genitori. “Mio figlio frequenta il quarto anno al liceo scientifico a Roma. Vi dico che da marzo ad oggi ha fatto tre settimane di scuola in presenza. Ora non ce la fa più, è disperato. Anche perché passa 12 ore al giorno davanti a uno schermo“.

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