I dubbi sul rientro a scuola in presenza il prossimo 7 gennaio continuano a crescere, alimentando l’insofferenza del settore a tutti i livelli. Dall’inizio della pandemia nessuna delle soluzioni attuate ha soddisfatto appieno. Didattica a distanza, ingressi scaglionati e classi in presenza a turni hanno fatto discutere sin dalla scorsa primavera, senza che si sia arrivati, a quasi un anno dall’inizio della pandemia, a una soluzione capace di accontentare tutti.
Ognuna delle proposte ha infatti creato delle criticità difficili da risolvere, costringendo le varie autorità, dal Ministero dell’Istruzione alle Regioni, ad adottare soluzioni dal sapore perennemente provvisorio. Non è un caso che studenti, docenti e personale tecnico e amministrativo siano ancora molto preoccupati per un mondo della scuola che fatica a trovare una soluzione univoca.
Nel mirino ci sono innanzitutto le autorità politiche. Francesco Sinopoli, rappresentante della sigla sindacale Flc-Cgil, ha dichiarato ad Ansa: “Si pensa di chiudere le scuole o di non riaprirle il 7 gennaio perché è la via più semplice. Perché non sono stati risolti i problemi che dovevano essere affrontati. La verità è che siamo di fronte all’ennesimo fallimento del sistema-Paese sulla scuola. Non è stato fatto nulla in questi mesi: le prime responsabilità sono delle Regioni. A fare le spese della terza ondata sarà sempre la scuola”.
Quello di Sinopoli è un vero e proprio sfogo contro le decisioni prese negli ultimi mesi: “Anche in legge di bilancio non c’è nulla per affrontare una emergenza che durerà mesi. Corsie preferenziali per i tamponi non ci sono state, né organico in più”.
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Gli stessi studenti mostrano insofferenza per quanto accade nel mondo della scuola, non solo per quel che riguarda le restrizioni anti-Covid. A Milano, diverse delegazioni di studenti hanno manifestato ai piedi del Pirellone. “Oggi siamo qui sotto la sede del Consiglio regionale della Lombardia per contestare il definanziamento nei confronti del diritto allo studio previsto per il 2021 – dicono -. Un taglio di 3,5 milioni per le scuole superiori mantenendo un rapporto sproporzionato rispetto alle scuole private. Il 61% dei fondi andranno agli istituti privati. Solo il 39% sarà destinato alle scuole pubbliche”.
“Anche per quanto riguarda il diritto allo studio siamo qui a bocciare le proposte di Regione Lombardia – aggiungono, parlando delle misure anti-Covid -. Non ci ascolta nessuno. Noi vogliamo tornare a scuola a gennaio in tutta sicurezza”.
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