Nei prossimi giorni, nove studenti italiani su dieci potrebbero tornare alla didattica a distanza (dad). Si tratterebbe di 7,6 milioni di alunni sugli 8,5 milioni iscritti nelle scuole statali e paritarie (pari al 90,1%). Lo indica un’analisi di Tuttoscuola, basata sui dati messi a disposizione dalla Fondazione Gimbe. Le cause vanno cercare nel nuovo Dpcm, che dispone la chiusura degli istituti scolastici nelle aree con più di 250 contagi settimanali su 100mila abitanti.
Le regioni che potrebbero chiudere tutte le scuole
Il Piemonte, il Lazio, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia potrebbero essere le prossime regioni a chiudere del tutto gli istituti scolastici. In particolare i calcoli effettuati da Tuttoscuola indicano che potrebbero essere 7.668.000 (più di 9 su 10) gli alunni di scuole statale e paritarie costretti a seguire le lezioni a distanza (su un totale di 8.506.000). Questi dati comprendono anche circa 1.235.000 bambini di scuola dell’infanzia esclusi dalle attività educative in presenza a scuola. Le regioni interessate da questa chiusura totale, che andrebbero ad aggiungersi alle situazioni già note, sono il Lazio (con 821.329 studenti), il Veneto (680.096), l’Emilia Romagna (640.423), il Piemonte (573.231) e la Toscana (504.616).
Dove si potrà evitare la didattica a distanza?
La chiusura totale delle scuole potrebbe essere evitata in Sicilia (con 615.891 alunni in classe), Val d’Aosta (15.552) e in Sardegna (207.286), dove c’è ancora la zona bianca. Nel complesso, dovrebbero esserci 838.712 (9,9%) alunni in presenza a scuola e 7.688.053 (90,1%) in dad, con la consueta alternanza del 50% per gli studenti delle superiori nelle regioni in cui è consentito. Con riferimento ai diversi settori scolastici, seguirebbero le attività didattiche a scuola 158.097 bambini delle scuole dell’infanzia (il 11,3%), 287.948 alunni della primaria (il 11%), 191.336 alunni della scuola secondaria di I grado (il 11,2%) e parzialmente in alternanza al 50% 201.331 studenti delle superiori (il 7,2%).