I numeri delle classi in Dad o in didattica digitale integrata sono al centro delle attenzioni di questo rientro a scuola dopo le Festività natalizie. A proporre una nuova stima è l’Associazione Nazionale Presidi. “La nostra stima è del 50% di classi in Dad. Aspettiamo ora la pubblicazione di dati ufficiali”, ha detto il presidente dell’ANP, Antonello Giannelli, a Radio 24. “La ripresa della scuola c’è stata e il sistema ha tenuto, ma non avevamo dubbi su questo: questo sta avvenendo grazie all’impegno dei presidi e dei docenti e di tutto il personale”.
Poi risponde a proposito dei disastri annunciati e che ha respinto il ministro Bianchi dopo i primi giorni di scuola: “Non ci sono stati catastrofi ma c’è un enorme difficoltà gestionale. I presidi si stanno occupando solo della gestione sanitaria, non di tutto il resto”.
Arriva prontamente la risposta del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, proprio in merito ai numeri sulla Dad a scuola. “Ancora una volta il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi dà dei dati. Noi abbiamo i dati, li stiamo elaborando, li daremo quanto prima e saranno i dati ufficiali. Grandissimo rispetto per tutti coloro che fanno delle stime, però i dati li diamo noi e li daremo quanto prima”, ha detto il ministro a Firenze, a margine di un convegno all’Istituto degli Innocenti.
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Bianchi ha parlato anche dell’ipotesi di semplificare i protocolli per le quarantene a scuola, anche per la primaria. Nei giorni scorsi, infatti, aveva affermato: “Abbiamo fatto un grande lavoro corale. Ci sono molti problemi e li stiamo affrontando uno alla volta”. E ancora: “Abbiamo visto che abbiamo articolazioni diverse nelle classi e si stanno gestendo le situazioni in maniera diversa in tutto il territorio. Il dato importante è che la scuola ha riaperto”, ha aggiunto Bianchi.
Fra i problemi di gestione a cui senz’altro si riferisce Giannelli, si rintraccia quello dei referenti Covid. Proprio nei giorni scorsi l’Ancodis, l’Associazione Collaboratori dei Presidi, aveva scritto al Ministro Bianchi. “La difficoltà a proseguire in tale incarico in quanto esso non si configura più in un ruolo di supporto scolastico per il contenimento del contagio COVID, ma ha assunto proporzioni tali – per qualità e quantità di lavoro – da configurarsi come il lavoro di una figura dedicata a compiti di gestione della materia COVID – oramai omnicomprensivo – trasformandosi in un incarico FULL TIME che, in questi ultimi mesi, ha portato a lunghissime giornate lavorative anche nei giorni festivi e in orari serali se non prenotturni”.
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