Scuola, da Regioni ok al protocollo: restano i nodi aule e trasporti

Sono giorni importanti per il mondo della scuola, che cerca regole comuni e soprattutto chiare a tutte le parti in causa (istituzioni, dirigenti, insegnanti, personale Ata, studenti e genitori) per il ritorno in classe previsto per settembre. Le prospettive sono ancora incerte, ma dalle Regioni è arrivato un primo segnale.

Secondo quanto dichiarato dalla coordinatrice all’Istruzione, Cristina Grieco, la Conferenza delle Regioni ha dato il suo ok al documento dell’Istituto superiore di Sanità per la gestione di contagi da coronavirus e focolai. Ci sarebbe solo un’eccezione, che sarà resa nota una volta approvato il testo definitivo, nella riunione unificata di venerdì. Ma le ansie in vista della prima campanella non si esauriscono con l’approvazione delle linee guida. Anzi.

Il problema delle aule e del trasporto degli studenti a scuola

A preoccupare, e non poco, ci sono anche due nodi ritenuti fondamentali: la gestione delle aule e il trasporto degli studenti. A confermarlo la stessa Grieco, secondo quanto riportato da TgCom. “Vediamo intanto il Cts come si esprime – ha detto –, la situazione è complessa ma sugli organici c’è stata una risposta. Piano piano stiamo arrivando a trovare una quadra. Il problema rimane quello del trasporto degli studenti.

Una preoccupazione corrisposta dal vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi: “In vista della riapertura delle scuole, permangono perplessità in merito alle disposizioni nazionali inerenti il trasporto pubblico locale e il dimensionamento delle aule scolastiche ha affermato.

I test sul personale scolastico: primi positivi e perplessità generali

C’è poi la questione legata ai test sierologici cui i docenti e il personale scolastico sono invitati, su base facoltativa, a sottoporsi. Dalle regioni che hanno già iniziato il monitoraggio arrivano le conferme di casi di contagio: 16 in Veneto, 12 in Lombardia (tra Varese e Como), 20 in Umbria, 4 in Trentino. Rimarranno in isolamento volontario in attesa del tampone, come prevedono le linee guida del Ministero della Salute. Altre regioni, invece, non hanno ancora iniziato lo screening, per ritardi nella consegna dei kit ravvisati da Asl locali e medici di famiglia.

Mario Rusconi, presidente dell’Assopresidi del Lazio, ha espresso forti perplessità sulle modalità del monitoraggio: “Bisognava fare test obbligatori, anche agli studenti del triennio delle superiori – ha dichiarato al Corriere della Sera -. È stato un clamoroso errore renderli facoltativi. Bastava un provvedimento del governo, come ne sono stati fatti molti altri in questi mesi”.

A confermare i dubbi il vicesegretario della Federazione dei medici di famiglia, Domenico Crisarà: “Almeno in base ai dati del personale che abbiamo contattato direttamente, visto che da giovedì scorso ci sono stati forniti gli elenchi, c’è un terzo degli insegnanti che si sottrae. Sono perplesso, stiamo parlando di un’emergenza sanitaria e l’adesione non dovrebbe essere messa in discussione”.

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