Per l’intera giornata di venerdì 26 marzo ci sarà uno sciopero nazionale di tutti i lavoratori del trasporto pubblico locale. La conferma è arrivata da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil trasporti, Faisa-Cisal, Ugl-Fna. I sindacati hanno spiegato che “nonostante il contratto collettivo di lavoro sia scaduto nel 2017, le associazioni datoriali continuano a praticare tattiche dilatorie. Pertanto, a nulla sono servizi i tentativi messi in campo dal sindacato per scongiurare lo sciopero”.
Le organizzazioni sindacali hanno poi affermato che “da quasi quattro anni gli autoferrotranvieri e internavigatori aspettano il rinnovo del contratto”. Un rinnovo che, sottolineano i sindacati, “oggi è più che mai necessario per recuperare la perdita di potere di acquisto dei salari e vedere garantiti i diritti mentre al contempo le aziende del settore continuano a prendere ingenti contributi dallo Stato”. L’ultimo di questi è “lo stanziamento, nell’ambito del Decreto Sostegni, di ulteriori importanti risorse, pari a 800 milioni di euro, che si aggiungono a quelle già ricevute, destinate al settore per compensare la riduzione dei ricavi da traffico, causati dagli effetti della pandemia”.
“Le belle parole di ringraziamento espresse dalle associazioni datoriali per la dedizione dimostrata si sono rivelate solo come uno strumento per ottenere risorse”. Lo stesso si può dire delle “intenzioni di riformare il settore, anche attraverso la valorizzazione del lavoro”. È questa la denuncia di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil trasporti, Faisa-Cisal, Ugl-Fna. Le organizzazioni sindacali sottolineano che nel corso dell’ultimo anno i dipendenti del settore hanno continuato a lavorare con grande professionalità, spesso in condizioni di grave disagio. Inoltre, hanno anche messo a rischio la loro incolumità.
“Ci dispiace recare ulteriore disagio agli utenti in questa particolare situazione che il Paese sta vivendo. Ma in gioco non c’è solo il contratto, ma anche la qualità de servizio che, anche attraverso un rinnovo contrattuale, può avere i suoi forti benefici”, proseguono le organizzazioni sindacali. Per loro, l’atteggiamento tenuto dalle associazioni datoriali dimostra la necessità di riformare al più presto il sistema del trasporto pubblico italiano. “L’eccessiva frammentazione, con oltre 900 aziende, è alla base delle inefficienze che gli utenti rilevano giornalmente”.
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