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CRONACA

Sciopero dei giornalisti Rai, quali sono le motivazioni?

“La libertà vale più della paga”. Ecco perché oggi i giornalisti e le giornaliste della Rai hanno deciso di scioperare

“Preferiamo perdere uno o più giorni di paga piuttosto che la nostra libertà. Convinti che la libertà e l’autonomia del servizio pubblico siano un bene di tutti. E la Rai è di tutti”

Queste sono state le parole conclusive del videocomunicato fatto circolare da Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, per informare i telespettatori che, per la prima volta dopo molti anni, oggi i giornalisti e le giornaliste Rai avrebbero scioperato.

La presa di posizione dei giornalisti ha l’obiettivo di protestare contro il vertice aziendale, che ha deciso di accorpare testate senza discuterne con il sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione o in maternità sobbarcando di lavoro chi resta, e non garantisce una selezione pubblica né stabilizza i precari. Il tutto tagliando addirittura la retribuzione. Insomma, uno scenario poco favorevole che ha spinto i giornalisti Rai a non andare al lavoro stamattina.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, sarebbe stata anche la vicenda del discorso sul 25 aprile, vicenda che ha fatto alzare un polverone pubblico sul fatto che alla Rai piaccia censurare ciò che le fa comodo censurare invece che pensare a fare della buona informazione. O almeno, così risulta dalle motivazioni elencate da Usigrai.

Tutti i giornalisti Rai parteciperanno allo sciopero?

La risposta è no. In particolare, non aderiranno allo sciopero gli iscritti al nuovo sindacato Unirai, che affermano di voler prendere le distanze da questa decisione, sostenendo che le cose si cambiano dall’interno:

“Andremo a lavorare insieme ad altri 16 mila dipendenti di questa grande azienda che va rilanciata e non infangata ogni giorno dopo averla lottizzata, in maniera abusiva, per decenni. È caduto il muro di Berlino, figuriamoci se non può cadere il monopolio dentro la Rai”. 

La risposta della Rai allo sciopero e alle accuse dei giornalisti

Libertà o motivazioni politiche? – Creative Commons Attribution 3.0 – newsby.it

Ovviamente la Rai non ha reagito positivamente alle accuse e allo sciopero, e ha risposto con un videomessaggio in cui accusa Usigrai di non agire per degli ideali ma solo per motivazioni politiche ed ideologiche e si dimostra ferrea per quanto riguarda l’argomento caldo, ovvero rispetto alla questione “censura”, rispondendo punto per punto alle insinuazioni del sindacato dei giornalisti:

“Alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione e si invita l’Usigrai a cessare di promuovere fake news che generano danno all’immagine dell’azienda. L’azienda ha proceduto all’adeguamento del sistema premiante dei giornalisti a quello di tutti gli altri dipendenti.

L’impossibilità nell’attuale quadro economico di aprire nuovi concorsi pubblici per nuove assunzioni giornalistiche a fronte di un organico di oltre 2.000 unità mentre si rendono invece necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente.

In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal Cda Rai. Lo sciopero del sindacato Usigrai a un mese dalle elezioni europee oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia

Insomma, da un lato parlano di preservare la libertà e la corretta informazione, dall’altro si insinuano moventi politici e uno sgambetto alla democrazia. Non ci resta che attendere e scoprire quali saranno le conseguenze dello sciopero di oggi.

Alessia Barra

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