Matteo Salvini è stato assolto a Catania nel processo sul caso Gregoretti. Sia il segretario della Lega che la sua legale, Giulia Bongiorno, hanno espresso ottimismo anche per il processo di Palermo, ossia quello sul caso Open Arms. Anche in quel caso, infatti, la contestazione è per sequestro di persona. Ma i due casi non sono per nulla identici.
Se infatti il quadro normativo dei due casi è lo stesso (il Decreto Sicurezza-bis), ci sono importanti differenze sia sulla sostanza che per circostanze politiche. A partire dal fatto che Salvini ha bloccato la nave Gregoretti (appartenente alla Marina Italiana, e dunque direttamente dipendente dello Stato) e la Open Arms, le cui caratteristiche sono completamente diverse. Quest’ultima, infatti, è una nave umanitaria di una Ong spagnola.
Riguardo alle circostanze politiche, invece, occorre ricordare che Salvini bloccò la Gregoretti nel luglio 2019. In quella circostanza l’imbarcazione ospitava 164 migranti, salvati dalle acque del Mediterraneo. Ma, soprattutto, era appena entrato in vigore il Decreto Sicurezza-bis. Tale documento esclude espressamente che il divieto di ingresso in acque italiane e di sbarco possa essere applicato a navi militari italiane. Il motivo è che la flotta nazionale non può essere considerata un pericolo per la sicurezza della stessa nazione.
Secondo il Gup di Catania, però, “il fatto non sussiste” in quanto la scelta dell’allora ex ministro dell’Interno fu il frutto di insindacabili scelte politiche, condivise dal resto dell’esecutivo. Pertanto quanto stabilito da Salvini non potrebbe costituire un reato.
I fatti della Open Arms, che aveva condotto in salvo 163 persone, risalgono invece al mese di agosto 2019. All’epoca, nelle ultimissime fasi del governo Conte I, il comandante della nave produsse una dichiarazione di “stato di emergenza“. Spiegò infatti di non essere nella possibilità di “garantire la sicurezza dei migranti e dell’equipaggio“. Di fronte al blocco ordinato dal ministro Salvini, i legali della nave presentarono quindi un ricorso urgente al Tar del Lazio.
Esiste quindi un precedente giuridico sul caso Open Arms, con tanto di decisione del Tar di sospendere il fatidico divieto d’ingresso. In più, cosa che non avvenne con la Gregoretti, l’allora presidente Conte e buona parte dell’esecutivo non condivisero la decisione del ministro Salvini. E, come spiega ‘Repubblica’, lo dimostrano i carteggi presenti nelle 114 pagine dell’atto d’accusa depositato al tribunale di Palermo. Qui Conte, prefetto e questore di Agrigento e anche alti funzionari del Viminale dimostrerebbero che la decisione fu “espressione dell’attività amministrativa e non di indirizzo politico” del ministro.
Circostanze quindi molto diverse. E che potrebbero generare nel processo del 15 settembre (quello legato al caso Open Arms) un esito molto diverso a carico di Salvini rispetto al “non luogo a procedere” del caso Gregoretti.
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